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Figlia di Natalya Borisovna, allenatrice di Nizhny Novgorod che ha fatto nascere molte ginnaste che poi sono confluite nell'esercizio di gruppo nazionale. Sorella di Tatyana Sergaeva, coach della nazionale russa e parente di Daria Sergaeva.
E' nello staff tecnico del gruppo delle Farfalle.
E' stata allenatrice anche di Marta Pagnini all'Etruria Prato.
Ecco un'intervista per conoscerla meglio.
Fonte
by Sergei Lisin
Giugno 2021
Come sei finita in Italia?
Sono venuta a lavorare con un contratto in un club della città di Prato e ho lavorato lì per dodici anni. Era assolutamente a livello di club, domestico, ma due ginnaste del nostro club hanno ottenuto risultati elevati. Inizialmente ero venuta, come pensavo allora, per otto mesi senza alcuna specializzazione specifica, per tutte le età, per tutte le direzioni. La situazione era piuttosto urgente: il club aveva urgente bisogno di un allenatore, hanno inviato un invito in Russia, mi hanno offerto un posto, ho accettato e sono partita, a quanto pare, per otto mesi. Ma alla fine si sono trasformati in quindici anni.
- Quando sei partita, conoscevi la lingua?
Non conoscevo assolutamente una sola parola. Così ho iniziato a lavorare in inglese, per poi imparare lentamente l'italiano. E una mia allieva nel corso, parallelamente a me, ha imparato il russo. E ora si è laureata all'Università degli Studi di Milano con una laurea in "traduttrice" e parla un ottimo russo, per certi versi anche grammaticalmente più corretto di me.
- È strano che tu non abbia ancora un accento italiano in russo
Sono stata fortunata nel senso che tre allenatori russi hanno lavorato nel club e ho parlato sempre russo. Quando ho iniziato a lavorare con la nazionale e mi sono trasferita a Desio, l'ambiente è diventato assolutamente italiano, ma a casa parlo russo, guardo la televisione russa e film in russo, quindi non c'è gap. E, naturalmente, ho amici e amiche che parlano russo, ci incontriamo - e anche questa è una pratica.
- Parlando delle tue radici russe, non posso fare a meno di chiederti: esiste un approccio post-sovietico generalmente accettato al lavoro con le ginnaste. Qualcuno lavora più dolcemente, qualcuno più duramente, ma in Europa è difficile da praticare, forse anche una versione ammorbidita. Quanto è stato difficile per te, che sei cresciuta in palestra e ti sei abituata ai metodi domestici fin dall'infanzia, adattarti in Italia da questo punto di vista?
Difficile o no, non lo so, probabilmente ci sono passata senza problemi. Ma quando sono appena arrivata, nel club c'era una ragazza molto promettente, Marta Pagnini, e ho dovuto iniziare subito a lavorare seriamente con lei: l'Europeo era avanti e quindi siamo stati in grado di combinare entrambi i metodi con lei. Mi ha insegnato qualcosa e io ho insegnato a lei. E prima di tutto, le ho insegnato la disciplina. Vale a dire, mancano di disciplina in un approccio europeo morbido. E lo abbiamo fatto così bene, molto bene.
- Suppongo che l'Italia sia mentalmente ancora più vicina alla tua realtà del lavoro in palestra rispetto alla Germania o alla Norvegia.
Senza dubbio. Hanno anche le loro regole, ovviamente, non rigide come le nostre, ma tutto corrisponde agli obiettivi degli atleti.
- Come sei passata al livello della nazionale?
Come e quando hanno iniziato a considerarmi per questo lavoro, non lo so. Ma dopo aver lavorato con Pagnini, divenuta poi capitana della Nazionale italiana negli esercizi di gruppo, campionessa del mondo nel 2011, gareggiato a Londra e Rio, l'allenatrice della nazionale Emanuela Maccarani ha iniziato ad invitarmi al suo campo di allenamento. E sono andata al loro campo estivo degli esercizi di gruppo per due settimane per quattro anni. E solo allora mi ha detto che le sarebbe piaciuto lavorare insieme a me a tempo indeterminato e, forse, che avrei dovuto trasferirmi a Desio, dove ha sede la nazionale.
- Ci hai pensato a lungo?
Per molto tempo. Mi ero abituata al mio club, alle atlete che lì cominciavano a crescere, ho visto i risultati del mio lavoro ed è stata dura lasciare tutto. Ma ad un certo punto, mi sono resa conto che dovevo prendere una sorta di decisione: rifiutare o accettare. Ho pesato tutto e ho deciso di provare. Abbiamo concordato con il presidente del club di Prato che avrei finito la stagione 2016, sarei rimasta per la Serie A italiana, e solo dopo sarei partita. E dalla fine del 2016 mi sono trasferita a Desio e lavoro con la nazionale italiana.
- Ci sono tutte le ginnaste della Nazionale italiana lì?
Ci sono gli allenamenti del gruppo a Desio. C'è un centro in cui ci sono assolutamente tutte le condizioni, le atlete vivono in un hotel. E se lavori con la squadra nazionale, non c'è altra via d'uscita: devi vivere lì. Non in albergo, certo, ma comunque a Desio.
- In Russia, la squadra nazionale risiede a Novogorsk quasi tutto l'anno. Come è organizzato l'allenamento in Italia?
Allo stesso modo. La squadra vive a Desio per nove mesi all'anno. In estate partiamo per un ritiro a Follonica, sul Mar Ligure per due mesi, perché le atlete, ovviamente, devono cambiare la situazione, in più a Desio d'estate fa molto caldo, ma non c'è il mare.
- Ancora una volta, il metodo di selezione per la nazionale è in qualche modo diverso da quello russo?
E' ssattamente lo stesso sistema. Le bambine vengono guardate alle gare, ai ritiri nazionali, qualcuno insegue la squadra giovanile. Il sistema è lo stesso: le atlete vengono da noi, le guardiamo, poi richiamiamo qualcuno, qualcuno no.
- Quanti allenatori ci sono a Desio?
Due. Per dieci persone.
- Nella primavera del 2020 sono arrivate dall'Italia notizie assolutamente terrificanti legate al coronavirus. Come hai superato tutto questo?
Fino a quando non è stato annunciato il rinvio delle Olimpiadi, ci siamo allenati, perché, nonostante tutto fosse chiuso in Italia, le squadre olimpiche avevano il diritto di allenarsi. Quando i Giochi sono stati rinviati, anche la palestra è stata chiusa. Ci siamo trasferiti tutti insieme nell'albergo dove abitano gli atleti, dove ci siamo allenati nel parcheggio in un'atmosfera spartana. Eravamo principalmente impegnati nell'allenamento fisico generale: abbiamo corso, saltato, in generale, abbiamo fatto tutto il possibile, in base alle condizioni. Questo è andato avanti per un mese, poi la palestra è stata riaperta.
- Ci sono stati casi di COVID-19 nella squadra?
Sì, per questo non siamo potute andare in Bulgaria a marzo, perché dieci giorni prima della competizione una delle ragazze ha perso l'olfatto, hanno fatto un test - era positivo. Allo stesso tempo, non c'erano più sintomi, nessuna febbre, niente.
- Sono tutte nei ranghi del treno che doveva andare a Tokyo un anno fa?
Una ragazza è cambiata, Letizia Cicconcelli, che purtroppo è andata via a causa di un lungo infortunio alla schiena che le dava fastidio. Tutto è peggiorato e lei è stata semplicemente fisicamente incapace di unirsi alla squadra.
- Cioè, la notizia del trasferimento di Tokyo non ha ucciso le ragazze?
Certo, erano molto arrabbiate, ma proprio perché hanno posticipato le Olimpiadi e non perché avessero bisogno di allenarsi ulteriormente. Hanno reagito alla situazione in modo assolutamente adulto e hanno continuato ad allenarsi senza problemi, e anche Letizia, che già aveva difficoltà allora, ha continuato e ha lottato fino alla fine per il suo posto.
- Per Letizia sarebbe stata la prima Olimpiade, ma per chi si è esibita qui a Varna, Alessia Maurelli e Martina Centofanti, sarà la seconda. Il gruppo italiano è generalmente abbastanza conservatore nella sua composizione.
Dirò di più: a Londra nel 2012, Elisa Santoni ha conquistato il bronzo con la nazionale italiana, per la quale quei Giochi erano già la terza esperienza ed ha cominciato ad Atene nel 2004, dove ha avuto l'argento. In Italia la panchina è più corta, la concorrenza è inferiore rispetto alla Russia, quindi è più facile restare più a lungo in rosa. Ma questo non significa che il livello stia calando: le stesse Maurelli e Centofanti, grazie alla loro esperienza, salvano la squadra in alcune situazioni, perché sono meglio guidati dalla pedana, sanno agire in un determinato momento.
- Tua sorella Tatyana allena la nazionale russa, tu la nazionale italiana. Scherzate su questo?
Certo, tutti ridono di noi. Ma questo non pregiudica la relazione al di fuori della pedana, ovviamente. In tutta questa situazione, la cosa più difficile è per la mamma, che ora supporta entrambe le squadre.
- E come risultato, a Varna, le tue squadre sono salite sui primi due gradini del podio nell'all-around: la Russia ha vinto, l'Italia è arrivata seconda. Come allenatrice, sei soddisfatta della qualità delle prestazioni dei tuoi giocatori nell' AA?
È un peccato che ci siano stati degli errori, ma c'erano, e questo non si può negare. Ma, secondo me, le ragazze si sono comportate bene, perché dopo le prime gare di questa stagione (a Baku) abbiamo fatto un passo avanti verso l'obiettivo principale, le Olimpiadi, dove dobbiamo arrivare nella forma migliore.
La qualità delle prestazioni è aumentata. Gli esercizi sono molto difficili, io stessa non ho idea di come facciano tutto, perché la velocità è molto alta e gli elementi sono difficili. Ed è proprio la qualità che è cresciuta.
Quando siamo arrivati al primo torneo a tutti gli effetti dopo una pausa covid - era a Baku a maggio - le ragazze erano molto in difficoltà emotivamente, avevano perso l'abitudine. È stato ancora più scioccante esibirsi senza pubblico, soprattutto a casa, a Pesaro, dove la sala è solitamente gremita, la gente sta in piedi nei corridoi e questa è la nostra gente, tifa per l'Italia! E quest'anno - spalti vuoti.
- Tornando a Varna. Giornata finale, finali nelle gare individuali, quinte alle palle e terze nei cerchi/clavette. Ti sei abbassata un po'?
- Certo, sono già stanche, perché hanno dato il massimo in tutto. E le finali nei singoli attrezzi sono sempre il momento in cui si lavora sulla fatica. E visto che c'erano poche gare, da qualche altra parte non c'era abbastanza preparazione per "tirarsi fuori" per due giorni di fila. Inoltre, siamo venuti con tutta la squadra e ci siamo allenati qui da mercoledì, cioè ha anche avuto un certo effetto.
- Ma alle Olimpiadi ci saranno esattamente due giorni di fila: qualificazione per la prima e finale per la seconda.
- Sì. E questo è esattamente ciò per cui devi essere preparato. Il secondo giorno ai Giochi è la finale.
- Questa stanchezza che ha rovinato il secondo giorno era più di natura funzionale o psicologica?
Proprio psicologica. Come ho detto, ci sono state pochissime gare. Abbiamo passato un anno senza alcuna competizione, e ora questa in Europa è diventata solo la terza.
- Hai già detto che non capisci nemmeno come facciano le ragazze a fare tutto questo, come lavorino a così alta velocità. Le regole che sono state introdotte dalla stagione 2017 stanno sviluppando la ginnastica, spostandola in avanti?
Le regole sono complesse, ma credo che stiamo andando avanti, aumentando il livello e, spero, l'intrattenimento. Non ho visto affatto la competizione delle individualiste qui, ma è interessante per me guardare io stessa quelle del gruppo.
Ma, ancora una volta, le regole sono complicate, il numero degli infortuni è cresciuto e noi della Nazionale italiana abbiamo anche cambiato il sistema di allenamento. Abbiamo iniziato a prestare maggiore attenzione all'allenamento fisico generale, ora uno specialista di atletica leggera sta lavorando con le ragazze.
Si scopre che tutta la precedente scuola di ginnastica ritmica non era pronta per queste regole?
Si si. Perché quando abbiamo iniziato a complicare gli esercizi, poi... qui alle palle abbiamo una squadra di cinque persone per due minuti e mezzo di esercizio, 130 lanci. La palla pesa 400 grammi. Le loro spalle si spezzavano. Inoltre: hanno costantemente bisogno di fare una sorta di rotazione, le ragazze si girano costantemente. La schiena ha iniziato a fare male. E visto questo, siamo stati costretti a cambiare la preparazione e non possiamo aumentare il volume o il tempo per l'allenamento fisico generale, non abbiamo questo tempo. Possiamo solo migliorare la qualità del lavoro, per questo abbiamo chiamato uno specialista.
- Cosa è successo alle ginnaste quando questo specialista ha iniziato a lavorare con loro?
Oh, tragedia. L'hanno presa male, tutto le ha ferite. Ma ora stanno facendo la sbarra ad occhi chiusi e siamo riusciti ad evitare molti problemi.
- I programmi per Tokyo hanno cominciato a cambiare quando è apparso un altro anno?
I programmi in termini di musica e base sono rimasti gli stessi. Ma, naturalmente, li abbiamo migliorati, le abbiamo resi più complicati. Più specificamente, a dicembre al torneo online abbiamo fatto gli stessi esercizi di Varna, cinque palle e cerchi/clavette. La musica è la stessa, dal lato degli occhi di una persona ignorante potrebbe non vedersi la differenza. Ma poi abbiamo ricevuto 5-6 punti in meno, cioè da dicembre abbiamo complicato i programmi di questi stessi 5-6 punti.
- Questo è stato possibile grazie a una valutazione aperta, ora non c'è un massimo. È stato difficile per te come allenatrice adattarsi alle nuove realtà della ginnastica ritmica - senza carte, con una valutazione aperta?
Era dura perché niente era chiaro, non sapevi dove stavi andando. Ad esempio, se ai Mondiali 2017 di Pesaro la squadra ha ricevuto circa 18 punti per l'esercizio, ora ne facciamo 45. E per me è ancora uno shock.
- E anche quando, dopo 15 anni in Italia, torni in Russia, è uno shock?
Posso dire una cosa: che probabilmente non potrei vivere in Russia. Sono già abituato a vivere diversamente. Torno sempre a casa con piacere, ma solo per visita.
CITAZIONE How did you end up in Italy?
I went to work under a contract in a club in the city of Prato and worked there for twelve years. It was absolutely club level, domestically, but two gymnasts from our club achieved high results. Initially, I came, as I thought then, for eight months without any specific specialization, for all ages, for all directions. The situation was quite urgent - the club urgently needed a coach, they sent an invitation to Russia, they offered me, I agreed and left, it seemed, for eight months. But in the end they turned into fifteen years old.
- When you left, did you know the language?
I did not know absolutely a single word. So I started working in English, and then slowly learned Italian. And my pupil in the course of this, in parallel with me, learned Russian. And now she graduated from the University of Milan with a degree in “translator” and speaks excellent Russian, to some extent even more grammatically correct than me.
- It's strange that you still haven't got an Italian accent in Russian.
I was lucky in the sense that three Russian coaches worked in the club and I still spoke Russian all the time. When I started working with the national team and moved to Desio, the environment became absolutely Italian, but at home I speak Russian, watch Russian television and films in Russian, so there is no gap. And, of course, friends and girlfriends who speak Russian, we meet - and this is also a practice.
- Speaking about your Russian roots, I can't help but ask: there is a generally accepted post-Soviet approach to working with gymnasts. Someone works softer, someone harder, but in Europe it is difficult to practice, perhaps even a softened version. How difficult was it for you, who grew up in the gym and got used to domestic methods from childhood, to adapt in Italy from this point of view?
Difficult or not - I don't know, I probably went through it without any problems. But when I just arrived, there was one very promising girl Marta Panini in the club, and I had to start working seriously with her right away - the European Championship was ahead, and therefore we were able to combine both methods with her. She taught me something, and I taught her. And first of all, I taught her the discipline. Namely, they lack discipline there in a soft European approach. And we did it so well, very well.
- I suppose that Italy is still mentally closer to the realities of working in a gym in comparison with Germany or Norway.
Undoubtedly. They also have their own rules, of course, not as strict as ours, but everything corresponds to the goals and objectives of the athletes.
- How did you move to the level of the national team?
How and when they started considering me for this job - I don't know. But after I worked with Panini, who later became the captain of the Italian national team in group exercises, world champion in 2011, which took place in London and Rio, the head coach of the national team Emanuela Maccarani began to invite me to her training camp. And I went to their summer camp in group exercises for two weeks for four years. And only then she told me that she would like to work together on a permanent basis and, perhaps, I should move to Desio, where the national team is based.
- Have you thought for a long time?
For a long time. I got used to my club, to the athletes who were just starting to grow there, I saw the results of my work, and it was hard to leave it all. But at some point, I realized that I needed to make some kind of decision - either refuse or agree. I weighed everything and decided to try. We agreed with the president of the club in Prato that I will finish the 2016 season, we will play in the Italian Serie A, and only then I will leave. And since the end of 2016, I moved to Desio and work with the Italian national team.
- Are all the Italian nationals sitting there?
Group trainings in Desio. There is a center in which there are absolutely all conditions, athletes live in a hotel. And if you work with the national team, then there is no other way out - you have to live there. Not in a hotel, of course, but also in Desio.
- In Russia, the national team sits in Novogorsk almost all year round. How is the process organized in Italy?
The same. The team lives in Desio for nine months a year. In the summer we leave for a training camp in Follonica, to the Ligurian Sea for two months, because the athletes, of course, need to change the situation, plus it is very hot in Desio in summer, but there is no sea.
- Again, is the selection method for the national team somehow different from the Russian one?
Exactly the same system. Children are watched at competitions, at national training camps, someone goes after the junior team. The system is the same - the athletes come to us, we look at them, then we call someone back, someone is not.
- How many trains sit in Desio?
Two. Ten people.
- In the spring of 2020, absolutely terrifying news related to the coronavirus came from Italy. How did you get through this?
Until it was announced that the Olympics were postponed, we trained, because, despite the fact that everything was closed in Italy, the Olympic teams had the right to train. When the Games were postponed, the hall was also closed. We all moved together to the hotel where the athletes live, and trained there in the parking lot in a Spartan atmosphere. We were mainly engaged in general physical training - we ran, jumped, in general, we did everything we could, based on the conditions. This went on for a month, then the hall was reopened.
- Were there any cases of COVID-19 in the team?
Yes, because of this we could not go to Bulgaria in March, because ten days before the competition one of the girls lost her sense of smell, they made a test - it is positive. At the same time, there were no more symptoms, no temperature, nothing.
- Is everyone in the ranks of the train that was supposed to go to Tokyo a year ago?
One girl has changed, Letizia Cicconcelli, who, unfortunately, flew out due to a long-standing back injury that bothered her. Everything worsened, and she was simply physically unable to join the team.
- That is, the news of the transfer of Tokyo did not kill the girls?
Of course, they were very upset, but precisely because they postponed the Olympics, and not because they need to train further. They reacted to the situation in an absolutely adult way and continued to train without any problems, and even Letizia, who already had difficulties then, also continued and fought for her place to the end.
- For Letizia, this would be the first Olympics, but for those who performed here in Varna, Alessia Maurelli and Martina Centofanti, it will be the second. The Italian group is generally quite conservative in its composition.
I will say more: in London in 2012, Eliza Santoni took bronze as part of the Italian national team, for whom those Games were already the third, and she started back in Athens in 2004, where she had silver. In Italy, the bench is shorter, the competition is lower than in Russia, so it is easier to stay in the squad longer. But this does not mean that the level is sagging - the same Maurelli and Centofanti, thanks to their experience, save the team in some situations, because they are better guided by the carpet, they know how to act at a certain moment.
- Your sister Tatyana is coaching the Russian national team, you are the Italian national team. Are you kidding about this?
Of course, everyone laughs at us. But this does not affect the relationship outside the carpet, of course. In this whole situation, the most difficult thing is for mom, who now supports both teams.
- And as a result, in Varna, your two teams took the top two steps of the podium in the all-around: Russia won, Italy was second. As a coach, are you satisfied with the quality of your players' performance in the all-around?
It's a shame that there were mistakes, but they were, and this cannot be denied. But, in my opinion, the girls performed well, because after the first competitions of this season (in Baku) we took a step forward towards the main goal - the Olympics, where we need to come up in the best shape.
The quality of the performance has increased. The exercises are very difficult, I myself have no idea how they all do it, because the speed is very high and the elements are difficult. And it is precisely the quality that has grown.
When we arrived at the first full-fledged tournament after a covid pause - it was in Baku in May - the girls were very emotionally difficult, they lost the habit. It was even more shocking to perform without an audience, especially at home, in Pesaro, where the hall is usually packed, people stand in the aisles, and these are our people, they root for Italy! And this year - empty stands.
- Returning to Varna. Final day, finals in individual events, fifth in balls and third in hoops / clubs. Have you sagged a little?
Of course, they are already tired, because they gave their all in the all-around. And the finals in individual forms are always the moment when you work on fatigue. And due to the fact that there were few competitions, somewhere else there is not enough preparation to "pull out" two days in a row. Plus, we came with the whole team and trained here since Wednesday, that is, it also had a certain effect.
- But at the Olympics there will be exactly two days of performances in a row - qualification for the first and the final for the second.
Yes. And this is exactly what you need to be prepared for. The second day at the Games is the final.
- Was this fatigue that spoiled the second day more of a functional or psychological nature?
Precisely psychological. As I said, there are very few starts. We spent a year without any starts at all, and now this Europe has become only the third.
- You have already said that you do not even understand how the girls do all this, how they work at such a high speed. The rules that have been introduced since the 2017 season are developing gymnastics, moving it forward?
The rules are complex, but I believe that we are moving forward, increasing the level and, I hope, entertainment. I have not seen the competition of the personalities here at all, but it is interesting for me to watch the group ones myself.
But, again, the rules are complicated, the number of injuries has grown, and we in the Italian national team even changed the training system. We began to pay more attention to general physical training, now an athletics specialist is working with girls.
It turns out that the entire previous school of rhythmic gymnastics was not ready for these rules?
Yes Yes. Because when we started to complicate the exercises, then ... here in balls we have a team of five people for two and a half minutes of exercise, 130 throws. The ball weighs 400 grams. Their shoulders snapped. Further: they constantly need to do some kind of rotation, the girls constantly turn over. Backs started to hurt. And having seen this, we were forced to change the preparation, and we cannot increase the volume or time for general physical training, we do not have this time. We can only improve the quality of work, for this we called a specialist.
- What happened to the gymnasts when this specialist started working with them?
- Oh, tragedy. They took it hard, everything hurt them. But now they are doing the bar with their eyes closed, and we managed to avoid many problems.
- Programs for Tokyo began to change when an additional year appeared?
- Programs in terms of music and base remained the same. But, of course, we improved them, made them more complicated. More specifically, in December at the online tournament we did the same exercises as here in Varna, five balls and hoops / clubs. The music is the same, from the side of the eyes of an ignorant person may not see the difference. But then we received 5-6 points less, that is, since December we have complicated the programs by these same 5-6 points.
- This was made possible thanks to an open assessment, now there is no maximum. Was it difficult for you as a coach to adapt to the new realities of rhythmic gymnastics - without cards, with an open assessment?
It was hard because nothing was clear, you did not know where you were going. For example, if at the 2017 World Cup in Pesaro the team received about 18 points for the exercise, now we get 45. And for me it is still a shock.
- And when, after 15 years in Italy, you return to Russia, is it also a shock?
I can say one thing - that I probably won't be able to live in Russia. Already used to living differently. I always come home with pleasure, but to visit.
Edited by Elettra_dancer - 21/8/2021, 02:05
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