BASTA Anna (ITA)

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    Edited by Elettra_dancer - 12/6/2021, 15:57
     
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    Edited by Elettra_dancer - 5/5/2016, 02:07
     
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    Edited by Elettra_dancer - 24/4/2017, 02:08
     
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    Edited by Elettra_dancer - 28/7/2022, 22:59
     
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    Anna Basta, campionessa delle Farfalle Azzurre: «La mia dura vita da atleta»
    A soli 17 anni ha vinto la medaglia d’oro a Sofia. Ma vive 11 mesi l'anno in albergo e le sue giornate sono molto diverse da quelle delle sue coetanee. L'intervista.




    19.09.2018 di Giacomo Iacomino
    Fonte


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    Pasta, amore e ginnastica ritmica. La felicità, per Anna Basta, è tutta qui. Datele un piatto di tortellini, l’affetto della famiglia e una palla: non esiste niente di migliore per l’atleta più giovane delle Farfalle Azzurre che ai Mondiali di Sofia, in Bulgaria, hanno vinto la medaglia d’oro. Anche se «con la pasta non possiamo esagerare. Dobbiamo tenere sotto controllo il nostro peso, e io sono bolognese… Voi capite che la tentazione è forte», racconta Anna, 18 anni il prossimo gennaio, a LetteraDonna. L’amore per il papà, la madre e la sorella non ha confini: «A mia mamma racconto tutto, siamo migliori amiche. Io e mio padre invece abbiamo lo stesso carattere: basta uno sguardo e ci capiamo al volo mentre Rebecca è il mio portafortuna personale durante le gare. Ma il tempo per un fidanzato, al momento, non c’è proprio». Infine, la palla. Assieme alle funi, è l’attrezzo con cui Anna e le altre hanno stregato il pubblico bulgaro durante l’esibizione che ha regalato la medaglia d’oro alla squadra, una rivincita perché un anno fa a Pesaro, nonostante un’esecuzione perfetta con gli stessi attrezzi, le azzurre furono giudicate con un voto inferiore alle aspettative che negò loro il gradino più alto del podio: «Però il mio rapporto con la palla è di odio e amore».

    Come mai?
    A livello individuale non siamo propriamente «amiche». Rimbalza, rotola via, è difficile da maneggiare. Ho sempre un po’ di paura nel fare le cose complicate. In squadra però è tutto il contrario. Non mi spaventa. Mi sento come protetta dalle mie compagne.

    A proposito, loro ora sono in Madagascar. Tu? Niente vacanze?
    Motivi familiari. Mia nonna è morta da poco. Ho deciso di restare con la famiglia a Bologna. Va bene così anche se le ragazze mi faranno morire di invidia coi loro selfie. Amo il mare, purtroppo quest’anno temo che non riuscirò a vederlo.

    Avete vinto con Eye of the Tiger. Chi ha scelto la canzone?
    L’input è arrivato dal capitano, Alessia Maurelli. Stavamo ascoltando un disco in automobile senza troppa attenzione. Lei ci ha richiamato all’ordine: «Ragazze, questa canzone fa al caso nostro», ha detto. L’abbiamo riascoltata trovandoci tutte d’accordo e abbiamo convinto anche Emanuela Maccarani, la nostra allenatrice. Era perfetta perché contiene anche una storia: gli occhi della tigre raccontano quella che doveva essere una rivincita dopo la delusione dell’anno scorso. Devo dire che ce l’abbiamo fatta alla grande.

    Come si prepara un esercizio? Chi decide, per esempio, quando e come un’atleta lancia la palla?
    Si lavora di squadra. Lo spunto parte dall’allenatrice, che ci fa provare qualche lancio iniziale. Poi solitamente ci dice: «Ragazze, cosa vi viene da fare adesso? Buttatevi, sperimentate». A quel punto studiamo le varie riprese e le rotazioni che seguono quel tipo di lancio. Proviamo e inventiamo prendendo spunto anche da esercizi vecchi, cercando di rendere l’esercizio il più originale possibile.

    Qual è il momento più difficile?
    Rimediare a un errore. Restare lucide e concentrate per non commetterne un altro durante l’esercizio. Occorre una gigantesca dose di determinazione.

    «Anna Basta è la più giovane, ma determinata come poche», disse un anno fa il tuo capitano, Alessia Maurelli.
    Vero. Se ho in testa un obiettivo può anche crollarmi il mondo addosso, ma riesco comunque a trovare qualcosa di positivo, un fuoco che mi fa andare avanti. Mi convinco che è quello che voglio fare e che devo fare.

    Sei così anche a scuola?
    Dopo due anni al liceo scientifico ho cambiato e sono passata al liceo delle scienze umane. Faccio lezioni serali assieme a insegnanti privati e ammetto che all’inizio sembrava una pacchia, con due ore di lezioni al giorno. Poi però ho capito che in quel lasso di tempo dobbiamo concentrare il programma che in un normale giorno di scuola viene spalmato su cinque ore. E in classe siamo quattro, questo vuol dire interrogazioni quasi quotidiane!

    Ti manca la vita da studentessa "normale"?
    A volte sì, quando le mie ex compagne mi girano dei filmati o mi raccontano qualche episodio divertente. Ma alla fine la mia era l’unica scelta possibile. La ginnastica può dare grandi soddisfazioni, il prezzo da pagare è proprio la rinuncia a una vita normale. Viviamo in albergo (a Desio, ndr) 11 mesi all’anno.

    La tua prima volta in pedana?
    A quattro anni e mezzo. I miei genitori mi avevano inizialmente iscritta a nuoto ma… lo odiavo. Mi fingevo malata per non andare.

    Affondavi?
    Qualcosa del genere. Poi un giorno c'era un'inserzione sul giornale: lezione gratuita con ginnaste professioniste. Mamma mi disse: «Vuoi provare?». Sentii una vibrazione positiva. Risposi di sì.

    Come andò?
    Fui estasiata dall’esibizione con il nastro di Ilaria Maggiore: «Voglio fare questo», pensai. Ora lei è una mia cara amica e si imbarazza sempre un po’ quando ricordiamo quel giorno, però è anche felice di essere riuscita a trasmettermi questa passione.

    La prima medaglia?
    Una medaglia di partecipazione a una gara in cui in realtà arrivai quarta. Ero ancora piccola. Dovevamo usare tutti gli attrezzi per 10 secondi su una striscia di pedana. Una volta finito rimettevi tutto a posto e finiva lì. Ricordo che feci cadere una clavetta…

    Torniamo a oggi. La tua giornata tipo?
    Sveglia alle 7 e mezza. Cereali, caffè, pane e marmellata. Palestra dalle 8 alle 13.30. Pranzo e ritorno in hotel per una mezz’oretta. Alle tre di nuovo allenamenti fino alle 17.30. Alle 18 iniziano le lezioni. Cena alle 20.30. Studio quel che c’è da studiare e vado a letto.

    Tempo per un fidanzato, pochino.
    Direi proprio zero. Anche perché è difficile per noi incontrare gente nuova. Però il sabato sera ci lasciamo un po’ andare avendo la domenica libera, magari vedo qualche amica.

    Magari una pizza.
    La adoro, ma più di una volta al mese è difficile.

    Tempo per qualche serie tivù, o magari un libro?
    Entrambi! L’ultima che ho visto è la Casa di Carta. Stupenda. Novecento è il mio libro preferito, il film La Leggenda del Pianista Sull’Oceano mi ha emozionato molto ma adoro anche Ogni Maledetta Domenica, in particolare il discorso di Al Pacino. Lo ascolto spesso prima di ogni gara. Mi dà la carica giusta.

    Quattro minuti di discorso. Lo sai a memoria?
    «Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che vedrete qualcuno che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento, voi farete lo stesso per lui».

    Ok, lo sai. Prossimo obiettivo?
    Tokyo 2020. Ma prima ci sono gli Europei di metà giugno a Minsk, poi i Mondiali a Baku. Riprenderemo ad allenarci a ottobre.

    Ultima domanda: che idea ti sei fatta delle molestie nello sport? A gennaio un dottore americano è stato condannato: 160 ex ginnaste erano le parti lese.
    C’è consapevolezza. Il problema esiste e non solo nello sport. Da questo punto di vista il nostro staff è tutto al femminile, non ci siamo mai trovate a convivere con questo problema. Posso dire di aver provato a mettermi nei panni delle ragazze che hanno subito molestie e penso che continuare la propria vita senza dire nulla sia un peso terribile, è come sentirsi private della propria intimità. Ammiro le donne che hanno parlato, anche dopo tanto tempo. Dichiarare in pubblico di aver subito abusi o molestie è sinonimo di grande coraggio.
     
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    Con le Farfalle - Varie


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    Edited by Elettra_dancer - 28/7/2022, 22:58
     
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    Roma - Da farfalla ad aviere scelto, adesso è ufficiale: Anna Basta si ritira e ringrazia la Federazione.

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    La notizia era già trapelata da qualche giorno, oggi è arrivata l’ufficialità. Anna Basta, infatti, ha comunicato alla Federazione la sua decisione di ritirarsi dall’attività agonistica. La diciannovenne di Bologna ha ringraziato, anche via e-mail, il Presidente e tutta la FGI per la fiducia accordatale in questi anni e “per aver impiegato le vostre risorse anche nella mia crescita personale e professionale”.
    Altrettanto cordiale la risposta del Cav. Tecchi, il quale, nel pieno rispetto della scelta dell’atleta, non ha perso occasione per ringraziarla, a nome della Federginnastica tutta, “per il prezioso contributo che hai portato, con il tuo impegno e la tua dedizione, alla valorizzazione della Ritmica in ambito nazionale ed internazionale”.

    Motivi personali hanno spinto l’azzurra, nata e cresciuta nella Polisportiva Pontevecchio, a lasciare l’Accademia di Desio, dopo quasi quattro anni di intensa attività, e soprattutto un oro iridato ai 5 cerchi ai Campionati del Mondo di Pesaro, quasi dietro casa, nel 2017. Con le altre Farfalle, capitanate da Alessia Maurelli, la Basta ha collezionato tre podi continentali a Guadalajara nel 2018, la piazza d’onore di Sofia, che valse al gruppo la qualificazione olimpica, ancora un oro nel misto e un bronzo con i cerchi bulgari, per concludere sul gradino più basso con 3 cerchi / 4 clavette ai Mondiali di Baku, lo scorso anno.
    Una carriera azzurra breve ma intensa, che ha lasciato un segno indelebile tra i moltissimi appassionati dei piccoli attrezzi.

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    Anna adesso si dedicherà al Gruppo Sportivo dell’Aeronautica Militare, del quale fa parte dal giugno 2019 con il grado di aviere scelto. In questi giorni si trova presso la struttura di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, per l’adempimento di alcuni passaggi burocratici, dopodiché inizierà la sua nuova vita. Nella foto la vediamo insieme al commilitone Camilla Bini davanti al Wall of Fame della sede Nazionale della FGI a Roma, a dimostrazione che le porte della Federazione restano sempre aperte per tutti i suoi tesserati, e soprattutto per coloro che hanno contribuito a scriverne la storia.
     
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    Non ho capito il motivo del ritiro...
    19 anni è giovane, soprattutto perché nella squadra si è un po' più longeve.
     
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    Non ha esplicitato il motivo... azzardo una ipotesi: delusione per il fatto di non essere stata inclusa nel team delle titolari per Tokyo? (C'era il ballottaggio tra lei e Cicconcelli, si sono alternate in questo quadriennio ma ricordo che per le Oly c'è la regola
    RIDICOLA
    di portare solo 5 ginnaste titolari su entrambi gli esercizi). Forse non se la sentiva di affrontare un altro quadriennio? Peccato, sarebbe stata un bellissimo punto fermo tra i ritiri che avverrano dopo il 2021...
     
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    Ah sì... regola idiota. Nel basket e nella pallavolo hanno le riserve -_- anche la ritmica è uno sport di squadra.
     
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    La farfalla che ha detto no alle Olimpiadi: "Stavo male, ho preferito me stessa a Tokyo"


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    di Mattia Chiusano, 24.12.2020


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    L'Olimpiade non è tutto, anzi può non essere niente se c'è un nemico dentro di te. Niente prestazioni al limite, niente allenamenti, gare, collegiali, medaglie o delusioni: tutto sfuma in una zona grigia e senza tempo. Ci sono voluti mesi, per cancellare Tokyo dai suoi obiettivi. Ma alla fine Anna Basta, diciannovenne ginnasta bolognese, oro con i 5 cerchi ai Mondiali di Pesaro 2017, tre podi agli Europei di Guadalajara 2018, ha abbandonato la nazionale, le “farfalle” che la avevano accompagnata anche nelle settimane del lockdown.
    Ha chiuso con la ginnastica ritmica ed è tornata a casa. Ripartendo da zero, o meglio, da quando aveva quattro anni. “Perché da quell'età io mi sono dedicata completamente alla ginnastica, e quando ho chiuso mi sono ritrovata in un mondo che non conoscevo. Fissandomi nuovi obiettivi quando fino a pochi mesi fa l'unico traguardo era Tokyo”. Ora l'ex campionessa del mondo ha voglia di raccontarsi, quando la sua nuova vita è già ripartita.

    Come è arrivata a prendere questa decisione?
    “Sono situazioni che non maturano in due giorni. Arrivano lentamente, da lontano. Quando sono andata a parlare con la nostra allenatrice, Emanuela Maccarani, era già troppo tardi. Ma lei, comprensibilmente, mi ha detto di “pensarci un pochino”. Sono passati due giorni, e mi sono sentita di nuovo male. Avevo bisogno di tornare a casa”.

    Quando è successo tutto questo?
    “A maggio. L'allenatrice ha capito: “Va bene, vai a casa così ti calmi, ci pensi su. Ti dò del tempo per capire se la tua decisione è definitiva”. Tornai a Bologna, era il primo giorno dopo il lockdown. A luglio sono uscita definitivamente”.

    Può aver influito il periodo di clausura forzata.
    “No, il mio disagio era nato prima. Durante la quarantena eravamo nel nostro hotel di Cesano Maderno, sapevo di ragazze rimaste bloccate da sole, ma invece noi facevamo squadra, eravamo un gruppo di amiche, ci sostenevamo a vicenda”.

    Si può definire con una parola quel che la faceva soffrire?
    “Preferisco di no, diciamo che ho smesso per motivi personali. Sono stata male in vari periodi. Alla fine mi isolavo, non riuscivo a uscire dal mio limbo, ad alzarmi dal letto, a vedere il bello in quel che stavo facendo. Mentalmente non ero più in grado di sopportarlo. Se avessi continuato così avrei fatto dei danni, non è utile avere in squadra una che sta male e non riesce a concentrarsi. È stato qualcosa di forte, perché lasciare quel che è stata la tua vita è complicato solo da accettare”.


    Non ne ha mai parlato con uno psicologo?
    “Diciamo che all'inizio questa figura mancava in nazionale. Poi nell'estate 2019 ci è stato presentato uno specialista, che poi è tornato due volte tra novembre e dicembre. A marzo gli ho chiesto di parlarci più spesso”.

    Questo non l'ha aiutata?
    “Sì, nel senso che ho messo a fuoco il mio problema. No, perché ormai ero al limite e il suo intervento non poteva più bastare. Mi sono raccomandata: 'tenetelo d'ora in poi uno psicologo, o perderete altre ragazze sensibili'”.

    Come l'ha presa la sua famiglia?
    “Durante la quarantena siamo rimasti lontani, e quando ho rivelato le mie intenzioni loro ci sono rimasti stupiti: “Ma sei sicura?”. Poi hanno capito come stavo, e l'unica priorità è diventata quella. Non tutti i genitori sono così, altri più ambiziosi avrebbero reagito in un altro modo”.

    E la federazione, la squadra delle “farfalle” con cui ha vissuto quattro anni al massimo?
    “Il presidente Gherardo Tecchi mi ha ricevuto nel suo ufficio, si è messo a disposizione. Quanto alle ragazze, sono fantastiche e per loro avrei accettato l'impossibile”.

    Cioè?
    “Stando male, sarei arrivata fino a Tokyo per non creare problemi, noi avrei mai messo in difficoltà le mie compagne. Ma quando hanno rinviato i Giochi di un anno, ho potuto scegliere. Tra le Olimpiadi e me stessa”.

    Com'è la sua vita ora?
    <i>“Sono nel gruppo sportivo dell'Aeronautica Militare, che non finirò mai di ringraziare, mi alterno tra Bologna e gli uffici del centro di Vigna di Valle. Continuo il mio lavoro personale con una psicologa. Dopo un periodo si smarrimento, ho le idee sempre più chiare: andrò all'università, ho scelto Scienze della Comunicazione. E sopratutto, sto bene”.



    Coraggiosa, le auguro il meglio! :flowers2.gif:
     
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    Anna ha rilasciato un'intervista su ig (link ---> www.instagram.com/p/CP_jH9jImPE/ ) in cui ha parlato dei suoi problemi alimentari, che sono stati la ragione per cui ha lasciato il team.
    Vi invito a guardarla perché sensibilizza molto.
    Si scopre che solo di recente sono stati introdotti nello staff un nutrizionista e uno psicologo, mentre nei primi tempi facevano un colloquio psicologico solo una volta l'anno :eek.gif:
    Trapela che la coreografa/insegnante di classica l'ha capita molto, mentre con la Maccarani ha avuto un po' di scontro, anche se ora i rapporti sono buoni


    Ora Anna allena alla Pontevecchio, fa esibizioni con la squadra dell'Aeronautica e si iscriverà all'università.
     
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