Casi di abuso verso le ginnaste

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    Guarda, sfondi una porta aperta!

    Ah, le indagini INTERNE fatte da INTERNI, DOPO DUE GIORNI hanno dichiarato di non aver trovato illeciti.

    Denunce ginnaste: dopo il secondo giorno di audizioni ancora nessun elemento di contestazione - Per il procuratore federale, Michele Rossetti: "Per ora lavoro chiuso". È lui stesso a dirlo al termine della seconda giornata di audizioni dell'indagine conoscitiva avviata all'Accademia internazionale di ginnastica ritmica di Desio

    Fonte
    18.11.2022

    Dopo aver concluso il secondo giro di audizioni, Michele Rossetti, procuratore federale, ha comunicato: "Siamo nella fase della comprensione di quanto accaduto, non ci sono al momento ipotesi di illecito disciplinare. Ma stiamo seguendo anche altre indagini che non interessano l'Accademia di Desio e sentiremo altre persone. Nessuno ha comunque mai parlato di maltrattamenti fisici, si tratta di appurare quali siano i metodi di allenamento ed educativi. I limiti dei metodi educativi sono per loro natura in continua evoluzione. Ben prima che iniziasse l'inchiesta, la Federginnastica è stata la prima federazione italiana a istituire il ‘safeguarding officer’, a maggior tutela di chi orbita nelle sue strutture. Spero in ogni caso di poter chiudere l'indagine entro un mese".

    Al setaccio del procuratore Rossetti sono passati "tutti coloro che hanno messo piede a qualunque titolo nella struttura", dove in mattinata si è presentata anche Emanuela Maccarani, la direttrice tecnica ascoltata già nella giornata di ieri, quando al quartier generale delle "Farfalle" era arrivata anche Marcella Bounous, psicologa incaricata dalla Federazione per aiutare le ragazze a gestire le emozioni. Lo stesso procuratore Rossetti questa mattina ha spiegato di aver trovato le ginnaste "travolte da un evento inaspettato".

    La psicologa Marcella Bounous, duty officer della Federginnastica aveva affermato nei giorni scorsi: "Il mio sarà un lavoro a medio e lungo termine. Sono stata chiamata dalla Federazione per lavorare con le ragazze e fornire loro un sostegno. Mi occupo di psicologia dello sport da anni, della gestione delle emozioni, un aspetto - aveva sottolineato - fondamentale per le atlete a livello agonistico. Si tratta della prima volta che vengo all'Accademia di Desio, se riscontrassi anomalie le segnalerei alla Federazione".




    Oggi Anna Basta sulle storie IG ha detto che non è sorpresa e che non si aspettava niente di diverso.
     
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    Dobbiamo ridere?

    Cosa si aspettavano di trovare/sentire/vedere dopo aver ANNUNCIATO i controlli?


    CITAZIONE
    la Federginnastica è stata la prima federazione italiana a istituire il ‘safeguarding officer’, a maggior tutela di chi orbita nelle sue strutture

    Continuano a ribadire questo fatto con orgoglio, ma a quanto pare non è servito a niente.


    Davvero, queste dichiarazioni lasciano senza parole. Io voglio proprio augurarmi che venga fatto QUALCOSA e non finisca in un nulla assoluto.
     
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    No vabbè non ci si crede... Paragoni insensati..
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    Era del 25 novembre?
    Era la giornata contro la violenza sulle donne.

    Anche se concordo con te che l'abuso nello sport non va generalizzato in questo modo.
     
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    Ok, ma ha scritto "violenze VERE" in polemica con quelle che secondo lei sono violenze false, quelle denunciate nella ritmica. Cosa metti "VERE"??? Sta dando delle bugiarde a tantissime ragazze solo perché forse non ha provato le stesse umiliazioni


    Intanto.... Fonte

    Ginnastica, l’audio del procuratore federale Rossetti incaricato delle indagini: «Il padre della ragazzina rompe troppo»

    La registrazione fornita a Repubblica dal genitore di un’ex atleta mette in imbarazzo una delle figure centrali nella gestione della vicenda da parte della Federazione.

    Non si fermano le indagini sulle denunce di violenza psicologica arrivate dalle ginnaste della ritmica: a Desio e a Brescia sono terminate da pochi giorni le audizioni di allenatori, atlete e staff. L’obiettivo era quello di valutare eventuali presupposti per provvedimenti disciplinari seri nei confronti della Federazione. Ma è proprio su una delle figure fondamentali di queste indagini, il procuratore Michele Rossetti, che ora emergono dettagli che, se confermati, porrebbero non pochi dubbi sulla serietà delle valutazioni in atto. Scelto prima per ascoltare le ex atlete Nina Corradini e Anna Basta a Roma, e pochi giorni fa a Desio, per capire di più dalle ginnaste dell’attuale Nazionale e da tutto lo staff di Emanuela Maccarani cosa accade davvero nell’importante accademia, Rossetti nel 2018 avrebbe cercato di insabbiare una grave testimonianza su maltrattamenti avvenuti su un’atleta minorenne.

    A riferire quanto accaduto è il quotidiano Repubblica, citando un audio fornito dal padre della ginnasta, Sergio Marchetti. Quando la figlia Giada, ora 17enne, ha confessato pochi giorni fa l’ennesima violenza psicologica subita durante il suo passato da atleta, l’uomo ha deciso di parlare e di mettere a disposizione della stampa una registrazione che riguarderebbe proprio Rossetti. Il procuratore che sta indagando sulle vessazioni denunciate da Corradini e Basta, e che dopo essere stato a Desio ha dichiarato di non aver trovato nessuna ipotesi di illecito, nel 2018 non ritenne grave che un’allenatrice avesse colpito con una clavetta un’allieva, procurandole alcuni lividi.
    Nella registrazione vocale riportata da Repubblica poi Rossetti esprime la stessa opinione sulle umiliazioni e sulle minacce che secondo le testimonianze la tecnica avrebbe inflitto al resto della squadra agonistica di ritmica. Motivo per il quale decise di placare gli animi con 3 mesi di sospensione alla tecnica e nulla più. «Avrei potuto archiviare il caso», dice Rossetti parlando durante la prima audizione con l’istruttrice accusata, rimanendo tutt’altro che imparziale, «perché ho capito che razza di persona è Marchetti», e cioè il padre della ginnasta.


    Una volta conclusa l’audizione, la tecnica registra una nota vocale di quasi 3 minuti e la invia in un gruppo Whatsapp per raccontare l’esito del colloquio: «Oggi il procuratore federale si è esposto con me e il mio avvocato dicendo che avrebbe potuto archiviare, perché ha capito che razza di persona è Marchetti, ma dato che il padre della ragazzina sta rompendo molto le scatole non se l’è sentita di archiviare perché avrebbero potuto riaprire il caso in futuro. E niente, andrò in un tribunale tra un mese». L’allenatrice continua chiedendo aiuto alle famiglie della chat: «A meno che qualcuno non decida tra virgolette di venirmi incontro, testimoniando in mio favore. Purtroppo non può farlo nessuno di voi se non persone presenti in quel momento o che magari hanno avuto a che fare con le ragazzine. Questa è una cosa da verificare se è fattibile, altrimenti sarò io contro di loro in tribunale e un giudice deciderà».


    E a proposito delle testimonianze delle famiglie, il papà di Giada racconta un altro punto non chiaro presente nel fascicolo e che riguarda la madre di una delle cinque bambine allenate a quel tempo dalla tecnica. «A me aveva confermato che anche sua figlia le aveva riferito di queste violenze fisiche. Io avevo registrato la conversazione e l’ho mandata in procura. Ma dal suo interrogatorio con gli inquirenti la versione che ne è uscita era del tutto contraddittoria da quella che mi aveva fornito. Ha cambiato idea», spiega Marchetti. E continua: «Ma è stato lo stesso ammessa come testimone, nonostante per la sua contraddizione non potesse essere un testimone molto indicativo. A quel tempo alcune famiglie, consapevoli dei comportamenti dell’allenatrice, non andarono contro di lei per paura di possibili conseguenze sulle figlie, anche sui rispettivi nullaosta. Una mamma recentemente mi ha anche chiesto scusa».

    Sergio Marchetti torna nuovamente sul procuratore parlando anche di indagini svolte per screditare la sua credibilità di padre e di cui è certo dopo aver ricevuto i fascicoli. «Rossetti, che doveva verificare i comportamenti dell’allenatrice, si è messo a indagare sulla mia persona, suggerendo alla tecnica di raccogliere testimonianze sul mio carattere e i miei atteggiamenti. Ha ascoltato tutte le allenatrici di Giada da quando aveva 4 anni facendo domande solo per screditare la mia immagine di padre. È assurdo, non erano inerenti. Potevo anche essere il padre più cattivo del mondo, ma bisognava fare luce sugli abusi fisici denunciati. In più dovrebbe essere neutrale, non può sbilanciarsi così con l’indagata».

    L’audio della tecnica arriva sul telefono di Marchetti che lo consegna il 2 ottobre 2018 in procura. L’allenatrice alla fine viene squalificata per 3 mesi, durante i quali però continua a svolgere incarichi federali, anche ai mondiali di Pesaro. «Abbiamo ingaggiato un investigatore privato, le prove ci sono», sottolinea Marchetti. Non solo. Ci sono anche delle testimonianze, come quella di una mamma-allenatrice che si rivolge al procuratore Rossetti dicendogli di voler confermare quanto accaduto. «Nessuno però ha voluto sentire la sua versione: c’è una mail tra lei e il procuratore Rossetti che lo conferma», spiega Marchetti.
    Il padre della giovane ginnasta ha sporto una doppia denuncia alla procura generale del Coni: una per l’audio dell’allenatrice e l’altra per la sospensione da lei violata a Pesaro e perché in generale ha continuare a esercitare il suo ruolo con la Federazione. Per la registrazione vocale la tecnica è stata solo ammonita «per aver offeso il decoro della Federazione», per l’altra denuncia invece la palla viene ripassata alla procura federale che archivierà la storia. «Questi fatti sono gravi e mi fanno temere sull’andamento delle indagini sulle denunce di Nina Corradini e Anna Basta», riflette Marchetti. «Non mi stupisce che abbia dichiarato, qualche giorno fa, di non aver ancora trovato alcun elemento di contestazione. Con mia figlia ha voluto archiviare tutto velocemente».



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    Dai fatti accaduti attorno a Rossetti deduco che:

    1. Ha recepito a lungo uno stipendio per NON fare il suo lavoro, anzi ha recepito stipendio per nascondere un caso di violenza anziché risolverlo, calunniando un padre di famiglia
    2. L'allenatrice in questione (vorrei sapere il nome) ha fatto pressione sul gruppo perché la denuncia non stesse avanti
    3. Posso prendere una clavetta e colpirlo ripetutamente causandogli dei lividi, perché a quanto pare non è grave

    Armiamoci tutti di clavette e andiamo a colpire dirigenti e allenatori, quindi.
    Dobbiamo solo aggiungere la parola "parassita rubastipendio" all'insulto "ippopotamo" mentre meniamo colpi di clavette.
     
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    Giada Marchetti nel 2018 militava nella Fly Gozzano
     
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    Ecco chi era!!

    Federginnastica, Tecchi coprì l’allenatrice accusata di abusi: «Se non intervengo succede un macello» - Su La Repubblica l’audio che imbarazza il presidente. Si spese per difendere l’ex nazionale Laura Vernizzi. La Federazione: «parole male interpretate»

    Fonte

    La Repubblica continua ad occuparsi dello scandalo della ginnastica ritmica, con gli abusi e le vessazioni sulle Farfalle. Oggi il quotidiano racconta di un audio che dimostra che il presidente della Federginnastica, Gherardo Tecchi, si spese per un’allenatrice accusata di abusi, poi squalificata solo per tre mesi. L’allenatrice è Laura Vernizzi, ex campionessa mondiale e argento olimpico. Nel 2018 fu squalificata per tre mesi per atteggiamenti violenti su due allieve undicenni (Giada Marchetti e Flavia, nome di fantasia). Una pena che a molti sembrò molto blanda.

    Nell’audio di cui Repubblica scrive di essere in possesso, Tecchi, non sapendo di essere registrato, il 22 maggio 2022 confessava di essersi attivato personalmente nell’inchiesta sulla Vernizzi. «Le denunce contro Laura Vernizzi per abusi fisici e psicologici su ginnaste minorenni? Se non intervengo io succede un macello».

    Il quotidiano scrive: “La storia è stata rievocata da Tecchi nei mesi scorsi, durante un’audizione con un’altra istruttrice su cui pesava un procedimento penale per vessazioni pubbliche su alcune ginnaste. Questa allenatrice, che preferisce rimanere anonima e che alla fine ha ricevuto 45 giorni di squalifica dalla Corte federale d’appello (ha impugnato la sentenza), spiega a Repubblica il contesto del colloquio con Tecchi: «Il presidente mi ha chiesto se stessi negando come aveva fatto in precedenza la tecnica Vernizzi riguardo presunti maltrattamenti nei confronti di atlete a lei contestati. Tecchi infatti affermava di essere dovuto intervenire personalmente nella vicenda per evitare che la situazione andasse fuori controllo»”.

    Durante i tre mesi di squalifica, la Vernizzi continuò a svolgere normalmente il proprio incarico, anche durante i mondiali di Pesaro, scrive il quotidiano.
    “A confermarlo sia alcuni testimoni che le prove materiali di un investigatore privato a cui si era rivolto Sergio Marchetti, il padre di Giada”.

    Il caso della Vernizzi fu affidato al procuratore federale Michele Rossetti, lo stesso che sta indagando a Desio sulle denunce di Nina Corradini e Anna Basta. Repubblica scrive:

    “Del comportamento di Rossetti parla proprio Vernizzi, in una nota vocale registrata e mandata da lei su una chat Whatsapp con dei genitori. «Oggi il procuratore federale — racconta al termine della prima audizione — si è esposto con me e il mio avvocato dicendo che avrebbe potuto anche archiviare, perché ha capito che razza di persona è Marchetti, ma dato che Marchetti sta rompendo molto le scatole non se l’è sentita di archiviare perché avrebbero potuto riaprire il caso in futuro. E niente andrò in un tribunale tra un mese. A meno che qualcuno non decida, tra virgolette, di venirmi incontro, testimoniando in mio favore. Altrimenti sarò io contro di loro in tribunale e un giudice deciderà»”.

    Il quotidiano ha contattato Tecchi per raccogliere le sue dichiarazioni, ma il presidente di Federginnastica ha preferito non pronunciarsi.
    “Fonti vicine alla presidenza della Federginnastica — che in queste settimane hanno annunciato il pugno duro contro i tecnici accusati di vessazioni — ritengono però che la conversazione sia stata male interpretata: «La squalifica ricevuta da Vernizzi — dicono — per quelli che sono gli standard non è stata affatto blanda, anzi. E se il presidente è intervenuto lo ha fatto solo per fare in modo che nessuno chiudesse un occhio».




    No vabbèèèèè... E che fiducia si può avere ora???

    Edited by Elettra_dancer - 24/12/2022, 02:51
     
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    Una cosa mi sfugge: Tecchi ha difeso l'allenatrice in questione (lavorando e spendendo ore per questo)
    per qual motivo? Era sua amica o parente? Aveva un ritorno economico maggiore, cioè era stato pagato per prendere le sue difese? Pensava di dover lavorare di più nel darle una giusta punizione?
     
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    Ah bisognerebbe chiederlo a lui
     
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    Quale essa sia una delle motivazioni, la vera ragione è essere attaccato alla poltrona.
    Questa è motivazione imprescindibile.
     
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    Dall’incubo del cibo al rituale del peso, l’ex ginnasta racconta gli abusi: "Pochi casi? No, una mentalità che esiste da sempre"

    Fonte
    di Daniele Fiori - 11.12.2022

    “Sono cose che possono succedere anche in società di medio livello, non solo di élite. Io ho spesso visto agire in questo modo e tante mie avversarie in gara mi raccontavano le stesse cose. Non è il problema di pochi: è il problema di una mentalità“. Chiara Niccolini, ex atleta, fisioterapista e oggi allenatrice di ginnastica ritmica, ha deciso di raccontare la sua esperienza dopo aver letto le reazioni agli abusi e alle violenze psicologiche che per prime alcune atlete e poi molte altre hanno avuto il coraggio di denunciare. Sono in corso le indagini, sia della procura di Brescia che di quella federale, per tentare di accertare fatti e responsabilità. Nel mondo della ginnastica ritmica c’è una sorta di chiusura nei confronti di chi ha avuto la forza di raccontare abusi e comportamenti scorretti: “Qualcuno vuole insinuare che le mie colleghe ginnaste e allenatrici che hanno denunciato siano in qualche modo deboli“, spiega Niccolini a ilfattoquotidiano. La sua esperienza personale, prima da ginnasta e poi da allenatrice, è invece la dimostrazione che le violenze psicologiche denunciate dalle ginnaste non sono la conseguenza di qualche mela marcia, bensì di una mentalità da sempre presente in alcuni ambienti, anche se ovviamente da non confondere con la totalità del mondo della ginnastica ritmica.

    Prova che certi episodi siano sempre accaduti è un’altra testimonianza arrivata a ilfattoquotidiano.it, da parte di una persona che preferisce rimanere anonima. Lavorava per la squadra nazionale di ginnastica ritmica prima delle Olimpiadi di Atlanta 1996. E già allora, quasi 30 anni fa, esisteva il rituale della “pesa” in cui le atlete venivano insultate per aver preso anche solo un paio di etti: “Leggendo le dichiarazioni delle atlete di oggi che sfortunatamente hanno vissuto queste esperienze terribili, io rivedevo in tutto e per tutto gli stessi comportamenti che venivano tenuti al tempo”.

    Dopo le prime denunce a Repubblica di Anna Basta e Nina Corradini, l’associazione ChangetheGame – impegnata a proteggere atlete e atleti da violenze e abusi – ha calcolato che solo a metà novembre erano arrivate già oltre 100 segnalazioni, firmate o anonime, di abusi. Oltre ai vertici della Federazione, che hanno sostenuto di non essere a conoscenza di nulla, sono emersi anche presunti insabbiamenti relativi a denunce precedenti. Mentre il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha dichiarato: “Bisogna capire la reale dimensione del fenomeno. La ginnastica più di altri sport ha nella questione del peso, uno dei suoi aspetti cruciali. Un certo grado di rigore e di ‘durezza’ è inevitabile”.
    Il problema però è proprio lo stereotipo del corpo magrissimo ad ogni costo. “Si chiedono alle ginnaste cose impensabili – afferma Niccolini – ma il problema principale è che si mette in mano alle allenatrice e allenatori un ruolo che non è quello corretto, quello di occuparsi anche di gestire il peso e decidere cosa mangiare e cosa no. Non può essere così, ci sono dei ruoli che giustamente prevedono delle competenze, degli studi. E se una persona non li ha fatti questi studi non può invadere altri campi”.

    Il “massacro” della pesa – Niccolini è stata a una ginnasta di alto livello prima del 2010: “Avevo 13 anni, pesavo 33 chili e le mie compagne più grandi venivano indotte a fare confronti con il mio di peso. E già questa cosa ovviamente era molto molto sbagliata. Mi ricordo che mie compagne il giorno della pesa non mangiavano a pranzo e per tutto l’allenamento non bevevano una goccia d’acqua”. E ancora: “Una mia compagna sveniva durante gli allenamenti e doveva mangiare mezza bustina di zucchero per tenere fino alla fine. Addirittura, a un’altra mia compagna di squadra che aveva il diabete veniva impedito di fermarsi a mangiare un pezzettino di cracker. Chiaramente lei doveva tenere sotto controllo la glicemia, ma veniva guardata malissimo appena si fermava a mangiare”.

    Il momento della pesa, che ritorna in molte denunce di queste ultime settimane, era un rituale già presente a metà degli anni 90, quando al centro tecnico federale della nazionale italiana di ginnastica ritmica a Castellanza si preparavano i mondiali di Budapest e le Olimpiadi di Atlanta del 1996: “La pesa veniva fatta davanti a tutti, tutti i giorni. Dramma se per caso non eri andato in bagno e avevi due etti in più del giorno prima. Non necessariamente insulti ingiuriosi, però il messaggio era sempre quello: ‘Guardati, guarda come sei grossa, ma dove vuoi andare conciata così?’. Io lo chiamavo il ‘massacro‘”, racconta la persona che all’epoca lavorava per la Federazione.

    L’ossessione per il cibo“Ero stata chiamata per un ritiro con la nazionale junior individualiste”, prosegue il racconto di Niccolini. “Al primo giorno di quel ritiro io e altre ginnaste prima del pranzo avevamo iniziato a mangiare un po’ di pane con l’olio. Al secondo giorno ci hanno tolto l’olio, al terzo giorno ci hanno tolto anche il pane. Mia mamma si ricorda che io ho la sera le telefonavo dicendo che avevo fame, piangendo”, spiega la ex ginnasta, sottolineando che il ritiro prevedeva 8 ore di allenamento al giorno. La paranoia del cibo è un’altra costante nella mentalità malata di alcune allenatrici.

    “Un giorno tre atlete erano cresciute di 1-2 etti e mi fu ordinato di fare una perquisizione nelle stanze”, racconta la fonte anonima. “Io andai e io trovai delle fette di pancarrè, trovai i pezzi di Parmigiano Reggiano. Non era la volontà di trasgredire, era un’esigenza, questa era fame. A pranzo alle atlete venivano dati 7 maccheroni, ma non per modo di dire. Quando il medico aveva detto che dovevano mangiare di più”. Quando lavorava al centro federale, ha assistito a diete prescritte dai medici e poi stracciate: “Avevamo questo medico che veniva da Arezzo ogni 2-3 settimane, pesava le ragazze e predisponeva per ognuna una dieta. Non appena lui se ne andava, l’allenatrice prendeva la dieta, la stracciava e dimezzava le quantità previste, senza motivazione alcuna. E le ragazze si ritrovavano a mangiare la metà di quello che aveva prescritto il medico“.


    L’altra ossessione: la magrezza – Niccolini racconta un altro esempio di quella mentalità che da anni è presente in alcuni ambiti della ginnastica ritmica: “Mi dovetti fermare per parecchi mesi per via di una malattia, dovetti fare un ricovero. E purtroppo ingrassai di una decina di chili. Da quel momento non mi venne più nemmeno permesso di partecipare ai test valutativi. O meglio, dopo la mia prova, mi dissero che io ‘non ero in gara’, ma che la mia era solamente una ‘esibizione'”, racconta l’ex ginnasta. Che poi ha vissuto altre situazioni simili anche nei suoi primi anni da allenatrice: “Ho assistito a scelte tecniche infondate“. Niccolini ricorda di una ragazza con “problemi conclamati di anoressia” che l’allenatrice fece gareggiare ugualmente “perché serviva lei durante la prova di squadra”.
    In un altro caso, invece, “una ginnasta fu tolta dalla formazione a favore di una ginnasta più magra, anche se meno forte tecnicamente”. E ancora: “Una ragazzina che avrà avuto meno di 14 anni fu retrocessa dalla categoria Gold alla Silver perché aveva preso qualche chilo. E la sua allenatrice la prendeva in giro, le diceva che aveva ‘il culone‘”.
    Situazioni che ritornano anche nella testimonianza anonima relativa agli anni 90: “Quando una ginnasta faceva un errore tecnico, la correzione era: ‘Ca**o, sei in ritardo, e poi guardati come sei grossa‘”.

    La mentalità malata e la bellezza della ritmica – La persona che lavorava al centro federale prima di Atlanta 96 racconta: “Le ginnaste stavano preparando le Olimpiadi, l’evento sportivo più importante del mondo. È sacrosanto che ci sia anche una certa gestione della disciplina in un gruppo di ragazze adolescenti, perché altrimenti è facile perderle via. Ma poi c’era questa ossessione per la gestione del peso ‘perché le russe sono magre, perché le bulgare sono magre'”. E ancora: “Ragazze di 15 e 17 anni, sottoposte a un lavoro fisico importante in una fascia d’età particolare, dove l’assenza del ciclo era la normalità. Normale, nel senso che “ah le russe fanno anche peggio”. Ma non era proprio normale”.
    Una mentalità malata che dopo quasi 30 anni non è stata sradicata, almeno stando alle denunce delle atlete in queste ultime settimane. Denunce che hanno dato fastidio, perché sembrano mettere in discussione l’intero mondo della ginnastica ritmica.
    Niccolini non è d’accordo: “Io ho preso in mano una società sportiva in provincia di Varese (la ASD ginnica Arsagym). Attualmente sono la direttrice tecnica e chiaramente faccio del mio meglio per mettere sempre la salute delle ginnaste prima di quello che è il risultato sportivo“. “Secondo me – conclude – non dobbiamo avere paura che la ginnastica ritmica possa essere impoverita dalle denunce, temendo che i genitori non porteranno le atlete in palestra. Io penso che chi lavora bene non debba avere nessun tipo di paura“.
     
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    Sempre più chiaro che le ginnaste vengano trattate come oggetti e strumenti, non come persone e atlete.
     
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    Insulti, abusi psicologici, percosse. Sono le accuse che nel 2018 Sergio Marchetti, padre di Giada, ex ginnasta di una squadra agonistica di ritmica, ha mosso, insieme alla madre di un’altra atleta, verso l’ex insegnante di sua figlia. Dopo lunghe battaglie perse con la Federginnastica e la procura federale, Marchetti ha deciso di ricominciare a raccontare e chiedere giustizia, anche grazie alle denunce delle ex farfalle Anna Basta e Nina Corradini: www.instagram.com/reel/CmG33XJJg7n/?igshid=MDJmNzVkMjY%3D









    La campionessa Carlotta Ferlito ex protagonista anche di un programma tv, racconta a Roberta Rei e Francesca Di Stefano gli “abusi psicologici”, già denunciati 6 anni fa, che secondo lei “noi atlete siamo abituate a subire”: www.instagram.com/reel/Cl4Pqq8DSy5/?igshid=MDJmNzVkMjY%3D

    "Avrei voluto raccontare ai miei figli di questa chiusura di carriera pazzesca, standing ovation, pianti, disperazione, cose.. E invece io racconterò ai miei figli che, siccome ho parlato, sono stata fatta fuori.
    Ci pesavano più volte al giorno, tutti i giorni. Le volte in cui mi hanno chiamata "maiale" non le quantifico. Dobbiamo stendere le gambe? "Tira quei prosciutti".
    Prima delle Olimpiadi di Londra, io non andavo più a cena, non ho avuto il ciclo per 8 mesi, cioè per me era normale.
    Ho visto volare schiaffoni in giro, sì, ne ho presi anche... Le punizioni, i commenti... Non è un clima piacevole..."


    E cosa avete denunciato?
    "Tutto il sistema di abusi, abuso di potere. Ho ottenuto una procedura federale, mi sono seduta davanti ad un giudice: "Perchè dici queste cose?"
    Eh, perché sono vere!??
    Non è stato fatto nessun tipo di cambiamento, nessun tipo di miglioramento, nessun tipo di analisi, indagini. Io, da lì in poi, non ho più gareggiato a livello internazionale, sono stata allontanata, non penso sia una coincidenza rispetto alle mie denunce."
     
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