CITAZIONE
Il primo esperimento si chiama “Blind and Imagined - move Short bLind plus shrINK (SLINK)” e si tratta dello studio di come il corpo degli astronauti si adatta alla condizione prolungata di assenza di gravità. Lo studio può essere cruciale nell’identificazione di adeguate contromisure per missioni spaziali di lunga durata (pensiamo a quella verso Marte o magati, chissà, anche più lontano), per aiutare a prevenire o a ridurre il decondizionamento del Sistema muscolo scheletrico. Ma come si sa, gli esperimenti effettuati nello spazio hanno spesso ricadute anche sulla vita di tutti i giorni qui sulla Terra e quindi, in questo caso, conoscere meglio i comportamenti neuro-patologici e capire come la mente umana modellizzi le caratteristiche ambientali nella programmazione delle strategie motorie (si legge dal sito dell’ASI).
Complementare è stato l’esperimento “Bone/Muscle check”, per studiare – tramite la saliva - le significative perdite di massa ossea e muscolare che il corpo umano subisce in condizioni di microgravità. Sulla Terra la dimostrazione dell’affidabilità di analisi di laboratorio su saliva potrebbe rivelarsi utile nei casi in cui i prelievi di sangue sono difficili o impossibili.
E poi ancora l’esperimento “Cell Shape and Expression (Cytospace)”, per capire come la microgravità abbia influenza sull’espressione genica, attraverso la modificazione della forma cellulare.
L’esperimento “Drain Brain”, invece, ha focalizzato l’attenzione sulla circolazione cerebrale in condizioni di microgravità per migliorare le scarse conoscenze sulla fisiologia umana del ritorno venoso cerebrale in condizioni di microgravità e per realizzare un nuovo strumento diagnostico applicabile a pazienti affetti da malattie neurodegenerative.
Samantha ha dovuto esercitarsi ogni giorno non solo per mantenere la forma fisica e l’agilità muscolare, ma anche per portare a termine l’esperimento “Orthostatic Tolerance”, acquisendo informazioni utili al fine di prevenire problemi di salute dopo i voli spaziali quali l’intolleranza ortostatica. Per questo a Samantha è stato indicato un programma di allenamento personalizzato - TRIMPi (individualized TRaining IMPulse).
Altro esperimento sempre in campo medico è “Nanoparticles and Osteoporosis (NATO) per dimostrare l’efficacia dell’utilizzo di particolari nanoparticelle come contromisura all’osteoporosi indotta da microgravità durante il volo spaziale. Le ricadute soprattutto in campo medico sono importanti se si pensa al miglioramento della qualità della vita di coloro che lavoreranno nello spazio ma soprattutto per tutti noi che invecchiamo sulla Terra sotto l’effetto della gravità.
Simpatico – ma ovviamente utile – l’esperimento “Wearable monitoring”, ma maglietta sensorizzata che la Cristoforetti ha dovuto indossare durante le ore di sonno per studiare l’attività anomala del sistema nervoso autonomo indotta da modificazioni nella meccanica cardiaca conseguenti alla microgravità. Nel mondo occidentale circa una persona su quattro soffre di disturbi del sonno, quindi questa maglietta potrà essere molto utile agli scienziati.
La Cristoforetti ha poi potuto “giocare” con la stampante 3D, realizzata da Made In Space e inviata sulla SSI qualche mese fa, nell’ambito dell’esperimento POP 3D, un dimostratore per un processo di produzione automatizzato adatto per la realizzazione di oggetti (3D) in polimero termoplastico in assenza di gravità. Cosa ha dovuto fare Samantha? Stampare un piccolo oggetto di plastica da riportare sulla Terra per analisi. L’esperimento è stato finanziato e supportato dall'Agenzia Spaziale Italiana.
Decisamente italiano, infine, l’esperimento “ISSpresso”. Ebbene sì, Samantha ha bevuto e ha offerto ai suoi colleghi un “vero” caffè italiano fatto nello spazio. Non è uno scherzo, ma l’obiettivo di questo esperimento: ISSpresso è una macchina a capsule multifunzione in grado di servire bevande calde, a bordo della SSI, in grado di arricchire l’apporto nutrizionale degli astronauti. Dobbiamo andare fieri di ISSpresso perché è un prodotto realizzato da un team di ingegneri con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana, evoluzione della lunga ricerca di Argotec nel campo del cibo spaziale.