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Intervista a Margarita Mamun
Fonte: www.sport-express.ru/se-velena/reviews/996001/
di Elena VaitsekhovskayaSport-express.
04.05.2016
La sette volte campionessa del mondo racconta dei paradossi della ginnastica ritmica, della sua capacità di sopportazione e della sua abnegazione assoluta in virtù del risultato.
La cosa più paradossale nella personalità di Margarita è il suo carattere "assolutamente non adatto allo sport ad alto livello". Così ha detto una volta la sua allenatrice, la ginnasta nota nel passato Amina Zaripova, a suo tempo vincitrice di sei titoli mondiali. D’altronde, ancora più paradossale è il tipo di sport che Rita si è scelta a sette anni: le vittorie nei quattro attrezzi su quattro conquistati dalla ginnasta ai recenti Campionati russi non garantiscono assolutamente all’atleta un posto nella squadra olimpica. Abbiamo parlato con la Mamun nel Centro di allenamento di Novogorsk nei pressi di Mosca negli stessi giorni in cui a Rio de Janeiro si stava svolgendo il Test Event di ginnastica.
ANDARE ALLE OLIMPIADI E’ UNA GRANDE CONQUISTA
- So che sognava di andare in Brasile e aspettava molto questa gara.
- E’ vero. Mi sono molto preoccupata all’inizio, quando ho saputo che il viaggio non si sarebbe fatto: praticamente si presentava la possibilità di vedere l’arena olimpica, la pedana rialzata, di gareggiarci. Ma poi sia la mia allenatrice che Irina Aleksandrovna Viner mi hanno convinto che non era assolutamente necessario, perché andremo a Rio un mese prima dei Giochi Olimpici. Per questo mi sono tranquillizzata molto velocemente e ho smesso di pensarci.
- Ci vuole molto tempo per abituarsi ad ogni nuovo palazzetto?
- Dipende dal palazzetto. Una volta abbiamo gareggiato in Francia, lì la sala era buia, era illuminata solo la pedana. Di conseguenza, quando lanciavi l’attrezzo in alto proprio non si vedeva. Per queste evenienze portiamo sempre con noi alcuni set di attrezzi sia scuri che chiari. Succede che la forma del soffitto sia asimmetrica, e diventa subito difficile capire quanto vola alto l’attrezzo. Se in un palazzetto c’è troppa umidità cambiano le percezioni della pedana, si rallentano i giri, diventa più difficile lavorare con il nastro. In una parola, c’è una quantità di sottigliezze, ma tutto questo si acquista con l’esperienza. Per me, comunque, un palazzetto nuovo non è un problema.
- Yana Kudryavtseva una volta ha detto che per lei non c’è molta differenza nel colore della sua medaglia a condizione che l’oro vada ad una ginnasta russa. Anche lei le pensa così?
- Io penso che sia una grande conquista anche semplicemente andare ai Giochi Olimpici, nel nostro sport è un obiettivo molto alto. Io sogno non tanto la medaglia quanto proprio entrare nella squadra olimpica. E gareggiare dignitosamente per non avere poi nulla da rimproverarmi.
- Quei tre mesi rimasti fino all’inizio dei Giochi Olimpici la spaventano o la stimolano?
- Mi stimolano. Avremo ancora alcuni appuntamenti. Adesso c'è una lunga pausa, tre intere settimane senza gare, poi la tappa di Coppa del Mondo di Brno, la settimana successiva a Tashkent, poi a Minsk, poi a Sofia, poi in Spagna. E i Campionati Europei in Israele.
- Il viaggio a Rio ad un mese dai Giochi significa che il posto nella squadra olimpica per lei è già riservato?
- Certo che no. Secondo i piani, dopo la serie di appuntamenti estivi andremo in Brasile con tutta la squadra: io, Yana Kudryavtseva, Sasha Soldatova, le ragazze degli esercizi d’insieme, forse anche alcune riserve. E ormai lì verrà nominata la composizione della Nazionale. Ai Giochi di Londra questo è successo due o tre giorni prima dell’inizio delle gare.
- Come si può sopportare un tale logorio di nervi di anno in anno? O uno stress del genere è legato esclusivamente all’Olimpiade?
- No, noi viviamo così costantemente. In tutte le gare sei costretta a dimostrare la tua forza, a confermare il tuo diritto al posto in squadra. E’ pesante. A me, comunque, questo non riesce sempre.
- Che cosa intende concretamente?
- Ad esempio, il Campionato del Mondo di qualificazione dell’anno scorso a Stoccarda. Io ho strappato quasi per un miracolo il diritto a gareggiare nell’ All-around. Hanno deciso tutto alcuni decimi di punto.
NON SI POSSONO SPRECARE LE EMOZIONI IN UN'OSTILITA' INUTILE
- Come riesce ad essere amica con le avversarie della squadra avendo ogni giorno una così furiosa concorrenza?
- Questo è molto semplice. Quando entro in pedana il mio compito principale si riduce a fare tutto quello che devo. Se a un tratto faccio cadere un attrezzo, questo, come può ben capire, non è colpa delle avversarie, ed ognuna di loro si trova esattamente nella mia stessa posizione. In altre parole, non abbiamo una rivalità diretta, come nell’atletica leggera, quando corri fianco a fianco con l’avversario e cerchi di superarlo ad ogni costo. E poi noi abbiamo un tipo di sport troppo pesante: se con tali carichi fisici e psicologici perdi forze ed emozioni anche per un'ostilità inutile non potrà uscirne fuori nulla di buono. L’unica possibilità di sopportare tutto questo è reggersi insieme e sostenersi una con l’altra in ogni modo.
- Ma la ginnastica stessa per lei è un lavoro o un piacere?
- Probabilmente è corretto dire che è un lavoro che porta piacere. Soltanto che il piacere non arriva subito ma dopo un po' di tempo. Ma indubbiamente c'è. Quando in pedana riesce assolutamente tutto, affiora una sensazione simile all'euforia. E anche il risultato in questi casi è immancabilmente alto. A me è successo così ai Campionati del Mondo di Izmir. I nostri campionati sono lunghi, come delle maratone, durano cinque giorni nel corso dei quali bisogna entrare in pedana 12 volte e lì, ad Izmir, in queste dodici entrate non ho fatto nessun errore importante. Non avevo mai pensato che potesse proprio succedere una cosa del genere.
- E le accade di avere periodi di odio nei confronti degli allenamenti?
- Certo. Bisogna costantemente forzarsi, vincere il proprio stato d’animo, il dolore muscolare, e così ogni giorno.
- Per che cosa fa questo? Per la prospettiva di ottenere l’ennesima medaglia d’oro?
- No. Mi piace la ginnastica. Ho scelto io stessa questo sport, ho chiesto a mia mamma di portarmi in palestra. E in seguito non ho avuto esitazioni neanche una volta, neanche quando si è presentata la scelta fra la ginnastica e lo studio a scuola e ho dovuto passare allo studio a casa. Agli allenamenti mi piaceva assolutamente tutto: lavorare con la musica, lavorare con gli attrezzi. Nel complesso sportivo del Villaggio Olimpico dove mi allenavo quando ero piccolissima in una delle palestre accanto c’era il Centro di preparazione olimpica. Era una sorta di mondo completamente diverso. Mi ricordo che guardavo le bambine e proprio non capivo come fosse possibile tutto quello che facevano sulla pedana. Inoltre non ho mai pensato che chissà quando mi sarei trovata io stessa in quella palestra. E' andato tutto da sé: sia Novogorsk, che i Campionati del Mondo, che le medaglie…
- In altre parole, il passaggio a una realtà ginnica superiore è risultato facile?
- La cosa più difficile per me si è rivelata separarmi dai miei genitori. Io sono sempre stata una bambina molto “casalinga”, avevo difficoltà a fare nuove conoscenze. Per questo anche a Novogorsk per un certo tempo mi sono tenuta in disparte da tutte le altre. La ginnastica poi è anche un collettivo esclusivamente femminile: tutte hanno caratteri diversi, molte emozioni. Bisogna costantemente far riconciliare qualcuno, tranquillizzare qualcuno. Per me probabilmente è più semplice: io per carattere sono una persona assolutamente non conflittiva.
- Lei piange spesso?
- Prima piangevo. Non riuscivo in nessun modo ad abituarmi al fatto che le allenatrici urlino alle atlete in palestra. Prima di arrivare alla Zaripova io non sapevo proprio che cosa fosse questo. Nella mia famiglia non si usa che qualcuno alzi la voce. Invece Amina Vasilovna è una persona troppo piena di emozioni. Ti può sgridare in modo da farti andare il cuore nelle budella ma dopo un secondo già ti abbraccia.
D’altro canto, se non mi avesse addestrato a questa emotività probabilmente dopo il primo allenamento con la Viner a Novogorsk sarei proprio scappata via per il terrore. Benché adesso succeda spesso che tutto l’allenamento si svolga in silenzio. Soprattutto alla vigilia delle gare. Amina Vasilovna dice che io ormai so tutto da sola ed effettivamente è così. Non è necessario ricordarmi cosa fare dopo l’allenamento, quali esercizi ripetere in palestra, come riprendermi, come predispormi per una gara. Negli allenamenti in realtà qualche volta mi lascio guidare da me stessa, diminuisco la quantità di lavoro quando qualcosa comincia a fare male.
- Si impietosisce nei confronti di se stessa?
- No, ho semplicemente paura di infortunarmi. Soprattutto adesso che è rimasto pochissimo tempo. L’allenatrice in questi casi ogni giorno mi dice: se stessi in squadra nessuno starebbe a guardare che qualcosa ti fa male. Ti metterebbero una fascia e ti rimanderebbero in pedana.
- In squadra in questo senso è tutto più rigido?
- Certo. In ogni caso una squadra non deve adattarsi alla salute di una sola persona. Per questo i piagnistei non sono accettati per principio: o lavori alla pari con tutti gli altri o il tuo posto viene occupato da un'altra ginnasta.
LE MIE COMPAGNE DI CLASSE NON RIUSCIVANO A CAPIRE COME SI POTESSE SALTARE IL BALLO DI FINE SCUOLA
- Ha mai avuto l’occasione di mettersi alla prova negli esercizi d’insieme?
- No. Nella mia vita c’è stato un solo allenamento di insieme, per essere più precisi addirittura mezzo allenamento. E’ stato sufficiente per capire che non è una cosa per me.
- Ma a quell’allenamento comunque in qualche modo c'è arrivata?
- Mi sono lasciata persuadere da Irina Aleksandrovna che per qualcuna di noi la squadra era una possibilità di andare ai Giochi Olimpici di Londra. Per di più una possibilità quasi garantita, il lasciapassare c'era. Praticamente neanche nella squadra titolare è così facile arrivare: tutte le combinazioni d’insieme vengono preparate da due formazioni nel caso improvvisamente si verifichi la necessità di sostituire qualcuna a causa di un infortunio o per qualche altro motivo. E anche perché tutte le ginnaste siano costantemente su di tono. Semplicemente gli esercizi d’insieme non mi hanno mai interessato.
- Ma in generale nella ginnastica esiste una differenza fra le individualiste e chi gareggia nel collettivo? O voi siete un’unica squadra?
- Prima le ragazze del collettivo addirittura vivevano per conto loro, in un'altra ala. E si allenavano in un'altra palestra. Ma prima dei Giochi di Londra la Viner ha messo tutte insieme nella stessa palestra e ci allenava lei stessa, sia noi che la squadra.
- Qualche volta ha paura?
- Sì. Dopo gli insuccessi. In quei casi alla preoccupazione si aggiunge involontariamente la paura di rifare l’errore. Io capisco che quello che non ci uccide ci rende più forti, ma superare questi momenti può essere difficile. Soprattutto quando non c'è la possibilità di parlare con qualcuno, esprimere quello che si ha dentro.
- Intende uno psicologo?
- Piuttosto, semplicemente le persone care. Avere contatti con loro per me è addirittura meglio che con lo psicologo. In generale io ho sempre avuto la tendenza a tenermi tutto dentro. Semplicemente con il tempo ho capito che non è la soluzione migliore per un'atleta. Più parli di quello che ti preoccupa e più è semplice liberarsi da tutti questi pensieri inutili.
- Lei è andata ai suoi primi Campionati del Mondo come favorita assoluta ma la gara è andata male. Che cosa l’ha ostacolata?
- Gli errori nascono sempre da un'apprensione eccessiva. A Kiev ho vinto negli esercizi con la palla e le clavette ma il giorno decisivo, quando si disputava l’All-around, ho fatto cadere una clavetta e ho fatto male una combinazione con il cerchio. E sono arrivata sesta. E' stato tre anni fa e sembra che sia passato già tanto tempo…
- Quando un attrezzo cade dalle mani succede sempre all’improvviso o in qualche modo si può prevedere un errore?
- Può succedere in vari modi. Ad esempio, ai Campionati del Mondo di Stoccarda il primo giorno delle qualificazioni mi è caduta la palla. Nella registrazione video sembra che mi sia lanciata sulla palla a velocità selvaggia. Perfino il nostro fotografo ha detto poi che non si aspettava da me una tale prontezza. Invece per me quelle frazioni di secondo si sono dilatate in una qualche eternità, come in una pellicola al rallentatore: io vedevo come la palla si era librata nell’aria, come cominciava lentamente a cadere, con la coda dell’occhio ho visto che la linea rossa era vicinissima e ho capito che non bisognava farla superare dall’attrezzo in nessun modo…Benché naturalmente queste cadute durino frazioni di secondo.
- Succede di cominciare a sognare di notte gli errori?
- Di solito sogno un'altra cosa. Che devo entrare in pedana e all'improvviso mi si comincia a sciogliere lo chignon: io comincio a sistemarlo e non riesco a rifarlo in nessun modo. Oppure mi succede qualcosa con il body. O qualcos'altro di questo genere. La mia allenatrice mi ha detto che anche lei ha fatto molti sogni come questi quando faceva le gare. Talvolta li fa anche adesso.
- Continuerà la sua vita dopo la ginnastica come allenatrice, come la Zaripova?
- Non lo so. Non credo. Nella vita ci sono talmente tante cose interessanti oltre allo sport, io praticamente dall’età di sette anni sto fra le quattro mura della palestra.
- Non ha la sensazione che la vita le passi accanto?
- C’è stato un periodo in cui pensavo solo a questo. Che le altre ragazzine si divertivano, andavano al cinema e lì mangiavano il gelato, andavano a scuola, giocavano, mentre io perfino nei viaggi all’estero avevo solo albergo e palestra, palestra e albergo. Ma poi, quando sono diventata più grande ho capito che molte persone non hanno proprio la possibilità di recarsi all’estero neanche una volta nella vita. In ogni caso noi vediamo molte più cose della maggior parte delle altre persone. Quando in classe hanno saputo che non sarei andata neanche per la festa di fine scuola proprio nessuno riusciva a capire: come si può saltare il ballo di fine scuola? Mentre io allora non mi sono dispiaciuta neanche di sfuggita: di anno in anno la vita stava diventando sempre più interessante. E anche i miei genitori mi ripetevano sempre la stessa cosa, che ho ancora tutta la vita davanti.
Per quanto riguarda il lavoro di allenatrice, con il bagaglio e l’esperienza che ho accumulato in questi anni certamente potrei lavorare in palestra.
Unica cosa, per arrivare a un risultato con un’atleta è necessario dedicarsi totalmente al lavoro di allenatrice tutta la vita. Anche se so che a Zhenya Kanaeva piace molto il lavoro di allenatrice. Come a Sasha Merkulova, tanto più che le ragazze hanno avuto una scelta di possibilità abbastanza ampia di cose di cui potersi occupare dopo lo sport.
- Dall'altra parte c'è Yana Batyrshina che si dedica completamente alla famiglia e all'educazione delle figlie. Questa variante le è più congeniale?
- Sì. Per lo meno adesso mi sembra così.
- Allora non ci resta che aspettare il momento in cui la sua carriera sarà conclusa e Irina Aleksandrovna le troverà un marito.
- Ecco, questa idea non mi piace affatto. Lo farò in qualche modo da me.
CITAZIONE Seven-time world champion - the paradoxes of artistic gymnastics, the ability to tolerate and absolute self-denial for the sake of results.
The most paradoxical in the personality of Margaret - it completely inappropriate to the nature of this great sport. So once said her coach, famous last gymnast Amina Zaripov, who won in a time of six senior world titles. However, even more paradoxical sport that seven year old Rita once chose itself: a victory in the four kinds of the program of the four won by gymnast at the recent national championship, did not guarantee the athlete places in the Olympic team. We spoke with Mamun at Moscow training base in Novogorske - in those same terms, when Rio de Janeiro was held gymnastics test event.
Get to the Olympics - a great achievement.
- I know that you have been dreaming to go to Brazil and were looking forward to this competition.
- It's true. I was very worried at first when I heard that the trip will not take place: this seems like an opportunity to see the Olympic hall, the dais, to speak on it. But then my coach, Irina Viner and convinced me that do not need as long to fly first in one direction and then the other for one day of competition. Especially since we're going to Rio for a month before the Olympic Games. So I quickly calmed down and stopped thinking about it.
- Get used to each new room is necessary for a long time?
- It depends on the audience. We were once in France, there was a dark room - lights only platform. Accordingly, when the object you throw up, it just is not visible. In this case we always we carry with a few shells sets - dark, light. It happens that the asymmetric design of the ceiling and once it becomes difficult to understand how high the flying object. If the hall is too much moisture, I have a feeling the carpet, slowing the rotation, it becomes more difficult to work with tape. In short, a lot of subtleties, but it works enough with the experience. For me, anyway, the new hall - no problem.
- Yana Kudryavtseva said once that it is not much difference in the color of their own coin, provided that the gold will get a Russian gymnast. Do you also think so?
- I think a great achievement even just to get to the Olympic Games - this is a very high standard in our sport. And I do not dream about medals, but just about to get into the Olympic team. And to act with dignity, not to what was then reproach himself.
- Those three months that remain before the Olympic Games, frighten you or pushing?
- Spurs. We will have a few starts. Now the big break - three weeks without competition, then the World Cup in Brno, after a week in Tashkent, then in Minsk, then in Sofia, then in Spain. And the European Championship in Israel.
- Does a trip to Rio for a month before the Games, a place in the Olympic team after you have fixed?
- Of course not. It is planned that after a series of summer starts we go to Brazil as a team: I, Jan Kudryavtsev, Alexander Soldatov, girls who appear in the group may have a few spare. And there will be named the final squad. At the Games in London this happened two or three days before the competition.
- How can such a hassle to maintain from year to year? Or like stress is associated exclusively with the Olympics?
- No, we live constantly. In every competition you have to prove their strength, to confirm their right to a place in the team. It's hard. I have, in any case, it does not always work.
- What exactly do you mean?
- For example, last year's World Cup qualifying in Stuttgart. His right to play in the all-around, I pulled it almost a miracle. All decided a few tenths of points.
DO NOT SPEND emotions on personal enmity
- How do you manage to be friends with rivals on the pitch with such fierce daily competition?
- It's simple. When I leave on the carpet, my main task is to ensure to make all that should be. If I suddenly drop objects, it's, as you know, is not the fault of competitors - each of them is exactly the same situation. In other words, we have no direct competition, both in athletics when you run side by side with your opponent and try to beat him at any cost. And then we too heavy sport: if such physical and psychological stress and emotions expend energy even on personal animosity, nothing good will come of it. The only chance to survive it all - stick together and support each other in every way.
- And she exercises for you - work or pleasure?
- Probably correct to say that this is a work that brings pleasure. Just fun does not come immediately, but after some time. But it certainly is. When the carpet turns everything, the feeling is very similar to the euphoria. And the result in such cases is always high. I was so at the World Championship in Izmir. Championships have long marathon, go five days during which time should be 12 to enter the platform, and there, I have not done in Izmir in the 12 outputs of any major errors. I do not ever think that such a thing happens.
- A hate periods to training you happen?
- Of course. We must constantly push yourself because, break to pieces their own mood, muscle pain, and so every day.
- For what are you doing this? For prospects get another gold medal?
- No. I like gymnastics. I'm myself chose this sport - asked my mother to take me to the gym. And then I never hesitated when there was a choice between the gym and learning in school, and had to switch to home schooling. In training I liked everything: the music work, work with objects. The sports complex Olympic Village, where I practiced when I was very young, in one of the neighboring rooms housed the Olympic Training Center. It was something completely different world. I remember looking at the girls, and do not understand how it is possible all that they are doing on the carpet. At the same time I never thought I ever find myself in the room itself. All came by itself: and Novagorsk and world championships, medals and ...
- In other words, the transition to the big gymnastic reality get easy?
- The most difficult part for me was to leave with their parents. I have always had a very "home" girl, barely making new acquaintances. Therefore, in Novogorske some time to stay away from everyone. Gym - it's still a purely female team. Everyone has different characters, a lot of emotion. Constantly it is necessary for someone to make peace, someone calm. I probably easier: I'm in character absolutely accommodating people.
- And you cry often?
- Before tears. I could not get used to the fact that the coaches screaming at athletes in the hall. Before you get to Zaripova, I do not know what it is. I and the family are not taken, someone to raise his voice. And Amin Vasilovna too emotional person. Can bellow so that the soul goes to the heel, but in a moment already hugging.
On the other hand, if she did this emotion is not taught, I probably would, after the first training session at the Wiener Novogorske in general have fled in terror. Although it is often the case that the whole exercise takes place in silence. Especially on the eve of the competition. Vasilovna Amin said that I myself know everything, but the way it is in reality. I need not remind you what to do after a workout, what exercises to repeat in the room, how to recover, how to tune in to the performance. The training, however, I sometimes go in their subject, reduces the load when something starts to hurt.
- It becomes self pity?
- No, I'm just afraid of getting hurt. Especially now, when there are very a little bit. Coach in such cases, every time I said, would be in the group, no one looked like something hurts. be bandaged and sent to the mat.
- In the group in this respect, tougher?
- Of course. Still, the team should not adapt to the well-being of one person. Therefore, whining is not allowed in principle: either you work along with all or your place is another athlete.
CLASSMATES COULD NOT UNDERSTAND HOW can skip prom
- Have you ever ever try to force the group exercises?
- No. In my life there was only one group training session, or rather even half of your workout. It was enough to understand that it's not mine.
- But the training you nevertheless somehow got?
- Lend themselves to beliefs Irina Alexandrovna, that someone from our group - it is a chance to get to the Olympic Games in London. And almost guaranteed chance - license, ie. Just the basic composition of the group is also not so easy to break: the combination of all the group we are preparing two compositions, in case if you suddenly will be a need for someone to replace due to injury or other reason. Well, that all were constantly on our toes. I just have group exercises never aroused interest.
- In general, the separation between the soloists and those who stand in the group, there is a gym? Or are you - a team?
- Previously-gruppovichki girl even lived separately - in the other case. And train in another room. But before the Games in London Wiener gathered all in one room, and she coached us and the band.
- Do you ever get scared?
- Yes. After the failure. Then inadvertently added to the excitement of the fear of making a mistake again. No, I understand that everything that does not kill us makes us stronger, but it is hard to overcome. Especially when there is no opportunity to talk to someone, to speak.
- Have in mind a psychologist?
- Rather, just close friends. Communicate with them for me, even better than communication with the psychologist. In general, I have always been inclined to hold all in itself. Just over time I realized that this is not the best way for an athlete. The more you talk about what's bothering you, the easier it is to get rid of unnecessary thoughts.
- On his first world championship in Kiev you rode absolute favorite, but there were unsuccessful. What prevented?
- Errors always occur due to excessive excitement. In Kiev, I won exercises with ball and clubs, but on the final day played out around, dropped the club and made a bad combination with a hoop. And the remaining six. Three years ago, it was, and it seems so long ago ...
- When the projectile falls out of the hands, it always happens suddenly or somehow a mistake, you can provide?
- It's not always the same. For example, at the World Championships in Stuttgart, I was the first day of qualifying dropped the ball. In the video it looked as if I rushed the ball with a wild speed - even our photographer then said he did not expect such a hurried from me. And for me, those split seconds stretched into some kind of infinity, as if in slow motion, I saw the ball floating in the air as slowly begins to apply, peripheral vision saw quite near the red line and understand that in no case be give the projectile to cross ... Although of course such fall - a fraction of a second.
- There are times when mistakes start to dream about at night?
- I usually dream more. What you need to go to the site, and a bundle on his head suddenly starts to fall apart: I collect it and I can not collect. Or something happens to the swimsuit. Or something else from the same series. Coach told me that the same dreams many times dreamed of her own, when she performed. Sometimes a dream now.
- You will continue to coach as Zaripov?
- I do not know. I do not think. In life, so many interesting things besides sports - I'm actually from seven years in the four walls of the hall.
- There is a feeling that life is passing?
- There was a time when I thought about it. What other girls are walking, go to the movies, eat ice cream there, go to school, play, and I do not even traveling abroad and only hotel room, a hall and a hotel. But then, when I became older, I realized that many people have no opportunity to go abroad at least once in life. Still, we see a lot more than most other people. When the class learned that I come not to the prom, nobody at all could not understand how you can skip the prom? And I did not even fleetingly regretted it: life became more interesting year after year. My parents constantly told me the same thing: even a whole life ahead.
As for the coaching, so luggage and experience that put me over the years, of course I could work in the hall. Just to get results with an athlete, you need to devote no residue coaching life. Although I know that Zhenya Kanayeva enjoy coaching. As Sasha Merkulova, despite the fact that the girls were fairly wide range of options what to do after sport.
- On the other hand, there is Jan Batyrshina fully dedicate himself to the family and the education of daughters. This version is closer to you?
- Yes. At least so it seems to me right now.
- So, it remains to wait until such time when the career is complete and Irina will find you a husband.
- That's the idea I do not like at all. I really like something itself. |
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