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"SULLE ALI DI UNA FARFALLA" – Il diario di Alessia Maurelli #1
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Un pomeriggio libero, a goderci un po’ di relax in piscina, sotto il sole d’estate nella nostra consueta Follonica. Sono settimane molto impegnative quando manca poco più di un mese ormai a Pesaro 2017, prima volta storica in cui l’Italia ospiterà un Mondiale di ginnastica ritmica. Le altre sono a fare il bagno, ne approfitto per riordinare un po’ i pensieri. La squadra è finalmente tornata al completo dopo che Agnese Duranti ha dovuto fare i conti con una brutta influenza che l’ha messa ko per diversi giorni.
Meno male che a suonarci la carica ci sono sempre i nostri genitori, scatenati sugli spalti quando alcuni giorni fa abbiamo svolto l’allenamento a porte aperte. Il pubblico era numeroso, ma loro, come sempre, si sono distinti per il tifo. All’ultima ripetizione dei cerchi, il nostro tecnico Emanuela Maccarani ha fatto un appello: “Questa cornice di pubblico è ottima per le ragazze che devono abituarsi al gran tifo che ci sarà a Pesaro, quindi urlate più forte che potete quando entreranno in pedana“. L’hanno presa alla lettera, tanto che non ho sentito il BIP iniziale della musica e non ho iniziato l’esercizio subito con le mie compagne. Pensa se succedesse a Pesaro, che tragedia!
La sera poi abbiamo festeggiato il compleanno di una nostra compagna, Beatrice Tornatore, finalmente maggiorenne anche lei. Un bell’aperitivo tutti insieme, genitori, ragazze, amici e staff, che splendida serata! Le settimane volano e si susseguono una all’altra e sembrano tutte uguali, ma l’ultima è stata molto tosta, devo ammetterlo. Soprattutto perché è cominciata per due giorni di fila con una valutazione. In palestra infatti sono venute a trovarci la direttrice tecnica nazionale Marina Piazza, la giudice internazionale Elena Aliprandi e soprattutto Daniela Delle Chiaie membro della commissione tecnica della FIG. Ci tenevamo a fare bella figura e non posso nascondere che eravamo più tese del solito. Ma ci siamo sciolte quando la signora Delle Chiaie ci ha chiesto: “Quanti ne provate di cerchi, uno o due?“, e la Maccarani, con il suo solito piglio, senza esitazioni le ha risposto: “Ma quali due, ne provano otto!“. Niente sconti in vista di Pesaro!
Ora dobbiamo concentrarci un po’ di più sull’esercizio misto funi e palle, che ha collaborazioni e rischi più insidiosi e per questo richiede molta concentrazione sopratutto perché a Pesaro romperemo il ghiaccio proprio sulle note di “Sparkling diamonds”. Dopo tante settimane di lavoro, si ripete e ancora si ripete, si salta e ancora si salta per migliorare: devo esser brava da capitano a stimolare le ragazze. Ogni tanto invento dei giochi, fisso nuovi obiettivi: proviamo per otto volte, almeno sei senza far cadere l’attrezzo, in vista di Pesaro dobbiamo cercare di raggiungere la perfezione! Ma devo dire che in ogni caso le mie compagne sono davvero fantastiche, mi ascoltano ed io ascolto loro, ed ogni giorno Emanuela (non a caso la tecnica più medagliata in Italia) riesce a darci sempre quella motivazione giusta anche solo con una parola o uno sguardo, per lavorare sempre concentrate e al meglio.
Però non mancano mai le risate e le battute fra di noi, e a rallegrare ogni tanto ci pensa lei: Sissi, il piccolo cagnolino della Maccarani, che ogni mattina entra con noi in palestra e fra un’esecuzione e l’altra gioca con le funi, ci salta addosso, dorme ed ogni tanto fa fermare l’allenamento perché corre dappertutto e nessuna riesce a prenderla. Gli allenamenti sono lunghi, ripetitivi e il caldo di certo non aiuta, ma uno dei momenti sicuramente più belli è stato a fine giornata quando a mano con tutte le mie compagne di squadra ci siamo buttate vestite in piscina alle 8 di sera, e la stanchezza e lo stress sono stati cancellati dalle nostre risate. Stiamo bene, siamo una bella squadra, giovane ma molto determinata.
Quest’ultimo weekend c’è stata un’esibizione a Follonica insieme alle individualiste e devo dire che è andata per il meglio, ci siamo allenate da Dio tutta la settimana, e per questo sabato sera si è sentita tanta sicurezza in pedana!! La Maccarani, Valentina Rovetta la coreografa Federica Bagnera e noi tutte eravamo molto entusiaste, ed anche la seconda squadra seguita più da vicino da Olga Tishina e Arianna Facchinetti, ha ben figurato e ciò ci ha dato la carica per ricominciare un’altra lunga settimana con molta motivazione .
La forza di una squadra accresce grazie alle varie personalità e qualità di ogni componente, ed io sono “famosa” per le mie doti creative, e così una notte ho sognato che modificavo una rotazione nel pezzo centrale dell’esercizio misto. La mattina dopo in palestra ho fatto vedere questo passaggio al nostro tecnico e dato che in termini di punteggio e di scenografia vale di più, alla fine l’abbiamo modificato davvero! È proprio il caso di dire che la notte porta consiglio.
Ma non è il tempo di pause perché ieri, di nuovo valigie pronte, è finito questo primo periodo di preparazione. Abbiamo raggiunto la capitale bielorussa, Minsk, dove nel weekend ci aspetterà una nuova tappa della World Cup e poi, solo sette giorni dopo, voleremo a Kazan per le prove generali: l’ultima competizione ufficiale prima del grande evento. Sarà un test molto importante perché ci saranno tutte le nostre avversarie che saranno poi presenti anche ai Mondiali di Pesaro a fine agosto, e già dobbiamo giocarci al meglio le nostre carte. I nostri occhi brillano e la nostra testa è già all’obiettivo, qui a Minsk: noi Farfalle già stiamo scaldando i motori! Nel mio prossimo diario vi racconterò tutti i retroscena di queste due World Cup!!
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Le farfalle della ritmica: «Undici mesi lontano da casa e non è una vacanza»
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Le azzurre della ginnastica ritmica vivono in albergo vicino a dove si allenano. Sacrificio e perfezione a cominciare dal capitano Alessia Maurelli che racconta: «Litighiamo pochissimo, non abbiamo né il tempo, né la voglia, né le forze».
«Sveglia alle 7, in palestra alle 8 fino all’una. D’estate dalle 4 e 30 alle 8 nel pomeriggio. D’inverno si comincia prima perché dalle 6 alle 8 c’è scuola». Alessia Maurelli, capitano della squadra azzurra di ginnastica ritmica, la snocciola in un attimo la giornata tipo sua e delle 9 compagne che con lei si allenano ogni giorno per 11 mesi l’anno.
Non è un cartone animato ad averle fatte innamorare della ginnastica ritmica. Quella Hillary che saltava con il nastro e lo faceva sembrare facile appartiene a generazioni precedenti.
Le farfalle della ritmica azzurra hanno capito da subito che la storia era diversa, ma, a parlare con il loro capitano, è evidente che l’entusiasmo supera il peso del sacrificio di vivere 11 mesi l’anno in albergo fra Desio e Follonica allenandosi dalla mattina alla sera per quelle coreografie perfette che i più vedono solo alle Olimpiadi, ma che quest’anno hanno un mondiale casalingo a Pesaro dal 30 agosto al 3 settembre.
11 mesi sempre insieme sempre le stesse. O ci si ama o ci si odia alla fine.
«Litighiamo pochissimo, non abbiamo né il tempo, né la voglia, né le forze. Per ora la convivenza è stata semplice, siamo unite da sogni e obiettivi comuni».
È stato il tuo primo sport?
«Ho iniziato da piccolissima con la danza classica, ho fatto nuoto e poi sono passata alla ginnastica artistica che pensavo fosse la mia passione. Dicevano però che non ero portata e per ripicca sono andata a fare ritmica. Avevo 9 anni e mi sono innamorata di cerchi e nastro».
Ritmica e artistica, le due ginnastiche, non si amano, ma fate vita molto simile.
«Nei tempi di allenamento sì, la differenza è che noi entriamo in 5 in pedana, la loro gara è individuale».
A te piacerebbe un reality come quello che ha visto protagoniste le ragazze dell’artistica?
«A me piacerebbe moltissimo perché la ginnastica ritmica viene definito uno sport secondario e vorrei che avesse più visibilità. Tanti ci vedono in pedana, dicono che sembra tutto semplice e ci chiedono perché ci alleniamo tanto. C’è un lavoro dietro che sarebbe bello far vedere».
Hai un attrezzo preferito?
«Le clavette, ma anche il nastro che è il più ostico per le ginnaste: sei metri di stoffa da gestire e molte possibili penalità. Addirittura contano le condizioni climatiche. L’anno scorso mentre preparavamo le olimpiadi dovevamo stare a porte chiuse con un gran caldo perché l’aria poteva modificare le traiettorie».
Capitano e più anziana del gruppo a 21 anni da compiere il 22 agosto.
«La ritmica è una disciplina che nasce e finisce giovane. Io sono la veterana a vent’anni, le nuove campionesse hanno 16 anni. Difficile fare tutto il quadriennio fra due olimpiadi. Il top però è arrivare ai giochi».
Il tuo obiettivo sarebbe farne due.
«Ho fatto Rio, ma piacerebbe arrivare a Tokyo, prima però abbiamo i mondiali per la prima volta in casa a Pesaro».
Di Rio 2016 (le ragazze sono arrivate quarte) cosa è rimasto?
«Ogni cosa. Fino al punteggio della terza squadra qualificata era tutto perfetto. Ogni allenamento. Mentre ero in gara mi veniva da piangere dalla gioia per come stavamo facendo bene. Da quel punteggio trauma assoluto. Dopo è stato meglio che sia andato così, mi ha dato la carica per pensare di farne un’altra, per essere così agguerrita e creare una nuova squadra».
Il limite di età pesa?
«Mi dispiace perché io farei questo tutta la vita, dall’altra parte però la vita che facciamo è molto dura: fin dai 14-15 anni siamo staccate da affetti, famiglia, amici, scuola e ogni giorno lavorare con tanta costanza senza poter saltare perché altre lavorano con te. Sono poche anche le volte che hai voglia di uscire, vuoi solo il letto. Ti dici che comunque questa vita finirà».
Ai tuoi è dispiaciuto che andassi via di casa così presto?
«Io ho fatto selezioni nel 2012 e nel 2013 e sono stata scartata. La chiamata è arrivata in modo inaspettato nel 2014 per la rinuncia di un’altra ragazza e i miei sono stati i primi a gioire perché fino ad allora mi avevo vista molto abbattuta per i rifiuti».
Nel mese in cui sei libera cosa fai?
«Quest’anno è a settembre dopo il mondiale. Vado a Ibiza con altre ragazze della squadra e poi vado a Ferrara dalla mia famiglia e dai miei amici».
Fidanzati non ce ne sono all’orizzonte?
«Pochissimi hanno la voglia e la pazienza di assecondare e sopportare il nostro stile di vita».. -
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«AMORE A PRIMA SPACCATA»
Intervista ad Alessia Maurelli, capitano della squadra di ginnastica ritmica italiana e oro ai Mondiali nella specialità cinque cerchi. Un traguardo raggiunto a costo di grandi sacrifici.
di Giacomo Iacomino
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È la farfalla più ‘anziana’ del gruppo. Anziana si fa per dire, dato che ha appena compiuto 21 anni. Ma la ginnastica ritmica è fatta così: The Butterfly Effect, per dirla con il titolo di un film americano. Si comincia presto. Molto presto. Già a nove anni è sufficiente una buona spaccata – non provateci a casa – per iniziare subito a lavorare in palestra. E da lì non ti fermi più. Questa è la storia di Alessia Maurelli, nata a Rivoli, in Piemonte, cresciuta a Ferrara ma polesana di adozione (la sua famiglia vive a Occhiobello, vicino Rovigo).
È lei il capitano della Nazionale di Ginnastica Ritmica italiana, composta da Martina Centofanti, Beatrice Tornatore, Agnese Duranti, Martina Santandrea e Anna Basta. Insieme, allenate in quel di Desio (e a Follonica d’estate) da Emanuela Maccarani, la donna più medagliata d’Italia, hanno chiuso i Mondiali di Pesaro con l’oro nella specialità dei cinque cerchi, davanti alla più quotata Russia e al Giappone. Un primo posto che cancella, ma solo in parte, la delusione per il quarto piazzamento raggiunto nel Concorso Generale, specialità olimpica, e nell’esibizione con le tre palle e due funi. Un’edizione particolare, quella di quest’anno: per la prima volta infatti i mondiali sono stati organizzati in Italia. I tifosi hanno risposto presente, con oltre 20mila presenze complessive. Anche per questo Alessia confessa un po’ di amaro in bocca, nonostante il successo nei cinque cerchi.
Di solito la vittoria più bella è sempre l’ultima, perché è quella che si ricorda più facilmente. E tu di medaglie ne hai vinte 35, tra Mondiali, Olimpiadi, Europei, coppa del Mondo e Gran Prix.
Stavolta no. Ci siamo riscattate dopo la delusione nel concorso generale, questo sì, nonostante la nostra sia stata un’ottima performance. Era il nostro obiettivo principale ma ancora una volta è arrivato il quarto posto. La mia vera medaglia d’oro è essere stata il capitano di molte mie giovani compagne di squadra al loro primo mondiale. Questo mi riempie di orgoglio.
La giuria ha ricevuto molti fischi.
Non voglio entrare nel merito. Non è compito mio.
Giusto. In fondo, neanche volevi fare ginnastica ritmica, da piccola.
(Ride) Ho iniziato con il nuoto, ho proseguito con la danza e poi sono passata a ginnastica artistica. Quando mi hanno detto che non ero adatta, mi sono detta: «Ah sì? E allora sai che c’è? Vado a fare la ritmica».
Amore a prima vista?
Direi a prima spaccata. La mia allenatrice di allora, Livia Ghetti, mi chiese di fargliene una. Dopo averle fatto anche un ponte mi disse: «Ok dai, cominciamo subito allora».
La prima spaccata fa male?
Un pochino sì. Bisogna essere predisposti innanzitutto. Non è che inarchiamo una gamba così, a comando. Servono ore di stretching. Che magari possono sembrare tante, ma ci alleniamo otto ore al giorno, è il nostro momento per scaricare.
In nazionale ci sei entrata nel 2014, dopo essere stata scartata i due anni precedenti.
Quando la mia allenatrice mi ha comunicato la convocazione ho pianto, sono corsa a casa e mi sono subito messa a fare la valigia. Volevo partire subito, ero troppo contenta. Anche per la delusione che avevo provato quando fui scartata. Dopo le Olimpiadi di Londra, nel 2012, le titolari avevano lasciato il gruppo e serviva un ricambio generazionale. I posti erano cinque e ci presentammo in sei. Fui l’unica esclusa. Ma giusto così. A conti fatti non ero ancora pronta.
Del resto c’è un limite di età. Non si può continuare a fare le ginnaste per tutta la vita.
Da una parte andrei avanti fino a 30 anni. Dall’altra la nostra è una vita molto dura. Fatta di sacrifici soprattutto. Viviamo in albergo 11 mesi all’anno svegliandoci alle sette, d’inverno anche prima delle sei perché alle otto c’è scuola. Non nascondo che inizio a desiderare un po’ più di tempo per me stessa.
Tempo per la vita privata quindi, poco.
Decisamente. I social ci aiutano a staccare. Soprattutto per le più giovani. E poi abbiamo tante bambine che ci seguono e fanno il tifo per noi. Utilizzarli è un modo per farle sentire che siamo loro vicine.
A quando un reality sulla ginnastica ritmica? Vite parallele ha raccontato la vita delle tue colleghe dell’artistica e ha avuto successo Non nascondo che mi piacerebbe. Troppo spesso siamo etichettate come le ragazze «carine che fanno i saltelli». E invece come ho detto la nostra è una vita di sacrifici, di massima dedizione, impegno e concentrazione. Sarebbe bello, ma mi rendo conto che il nostro è uno sport minore. Occorre coraggio per certe scelte.
Sei anche aviere scelto dell’Aeronautica Militare. Ti senti più farfalla o più aereo da caccia?
Mi piace pensare di essere una farfalla che vola. Devo molto alle forze armate, un’esperienza davvero formativa.
Clavette, palla o nastri?
Clavette. Da sempre sono gli attrezzi con cui mi alleno meglio, ci gioco anche lontano dalla palestra. Da piccola li tenevo sul comodino.
Il tuo sogno erano le Olimpiadi di Rio de Janeiro e lo hai realizzato. Il prossimo?
Tokyo 2020. Ma è ancora troppo presto per pensarci. Una ginnasta deve ragionare di anno in anno e vedere come reagisce il corpo, la tenuta muscolare, l’elasticità. A 24 anni devi tenere conto anche di queste cose.
Un aggettivo per ogni tua compagna di squadra.
Con Martina Centofanti ho diviso l’esperienza di Rio ed è un’instancabile lavoratrice. Beatrice è elegante, davvero una ginnasta modello, il suo fisico è perfetto. Agnese invece è un vulcano, carismatica come poche. Martina Santandrea la conosco da sempre ed è veloce come il vento. Come esce un attrezzo dalla pedana c’è sempre lei, pronta, che corre a prenderlo. Infine Anna, la più piccolina ma determinata come poche.
Settimana prossima, finalmente, un po’ di vacanze. Destinazione Ibiza, manco a dirlo, tutte insieme.
Faremo tutto quello che non abbiamo potuto fare quest’anno. E quindi relax e divertimento. Dormire? Direi di no. Credo che cercheremo di dormire il meno possibile (ride).
Chi di voi ha più successo con gli uomini?
Io! Ma non è per vantarmi… Diciamo che essendo la più grande sono più avvantaggiata!. -
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Alessia Maurelli: «Dopo le Olimpiadi ci dò un taglio»
La capitana delle “Farfalle” della ritmica si porta avanti, già pensa a Tokyo 2020 e al dopo: abbandonare la ginnastica («Sono la più vecchia») e i capelli lunghi («Quanto vorrei un caschetto»)
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Alessia Maurelli sta alla ginnastica ritmica come Kim Kardashian a Instagram. Un palmarès di medaglie che lascia senza parole anche chi, l’anno scorso di questi tempi, è riuscito nell’impresa di imparare a fare la spaccata con il bestseller di Eiko (ve lo ricordate? Tutti possono fare la spaccata, Vallardi ed.), e il lasciapassare per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 conquistato con ben 730 giorni di anticipo. Del resto, la leader delle “Farfalle” si allena ogni santo giorno da quando ha messo piede nella palestra della sua Ferrara: l’allenatrice della Polisportiva Putinati, Livia Ghetti ha colto subito il suo potenziale e l’ha promossa in tempo zero al livello agonistico.
Alessia aveva nove anni e una determinazione di ferro battuto. Oggi, 14 compleanni dopo, non ha perso il mordente, ma ci ha guadagnato in leggerezza: «Sia fisica sia mentale», dice. «In pedana sono più leggiadra e ho finito di appesantire la mia testa con pensieri-pacco del tipo: è colpa dell’avversaria, è colpa della giuria, non dovevo sbagliare lì… Di ritorno da Rio 2016, amareggiata per il podio mancato per un soffio, l’allenatrice Emanuela Maccarani mi ha convocata: “Diventerai la capitana di una nuova squadra. Vuoi prenderti la rivincita o continuare a rimuginare sul quarto posto?”. Addio pensieri-pacco».
Che tipo di pensiero è Tokyo 2020?
«Al momento, una paura: quella di vivere questa seconda Olimpiade in modo troppo razionale, proprio perché ci sono già passata».
Le prime volte hanno una dose maggiore di incoscienza.
«E ti emoziona qualunque cosa, persino ritrovarti in mensa a contenderti con Bolt, l’uomo più veloce della Terra, l’ultimo pezzo di pane rimasto. Per la cronaca: è stato lui ad avere la meglio».
Purtroppo l'intervista completa è sul giornale cartaceo (Glamour di agosto)
Edited by Elettra_dancer - 14/8/2019, 00:00. -
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Da Starbene
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Con le Farfalle - Varie
con Centofanti
Edited by Elettra_dancer - 15/7/2021, 22:31. -
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Intervista di inizio anno rintracciata solo ora, ma la posto perché l'argomento merita.
La capitana delle Farfalle: la forza di ciascuna sta nel gruppo
31.01.2020
di Ilaria Riccardi
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Le chiamano le Farfalle, leggere si alzano in volo sulla pedana quadrata che conosce ogni loro fatica. Potenti e decise, dinamiche, espressive. Capaci di tirare fino all’ultimo istante esercizi di estrema complessità, quasi indecifrabili a occhi poco esperti, ma talmente emozionanti da lasciare senza fiato, commuovere, stupire. Sono le ragazze della Squadra Nazionale di ginnastica ritmica, un gruppo allenato da ormai oltre vent’anni da Emanuela Maccarani. Capitana della squadra, tra le speranze olimpiche di Tokyo, è una ragazza di 23 anni, Alessia Maurelli, nata a Rivoli, in provincia di Torino, ma trasferitasi da piccolina in Polesine con la famiglia. Oggi, in vista del sogno a cinque cerchi, si allena 8 ore al giorno, 6 giorni a settimana, e per 11 mesi all’anno vive in hotel, assieme alle compagne di squadra. In autunno, inverno e primavera a Desio, a nord di Milano, in estate a Follonica, in Toscana. Un'adolescenza e una gioventù dedicate interamente allo sport, come sognava da bambina.
Alessia, sei giovanissima, ma ti porti dietro già una grande esperienza. Un’Olimpiade disputata a Rio, con un amaro quarto posto per pochi millesimi e un’altra che disputerai a breve. Tre ori, tre argenti e due bronzi Mondiali, un’infinità di medaglie internazionali. Com’è nata questa passione per uno sport fatto di grazia ma anche di tanta fatica?
In realtà i miei inizi sono stati nella ginnastica artistica, dove ero bravina ma non emergevo. Alla ritmica sono arrivata quasi per caso, quando un collega di mio padre un giorno gli consigliò di farmi provare questa disciplina in una società di Ferrara, l’Associazione Ginnastica Estense Putinati, molto forte. Ero flessibile, aggraziata, poteva essere più adeguata a me. Iniziai e subito mi innamorai. Quando incontrava il suo collega mio papà gli raccontava dei miei progressi e l’altro gli rispondeva: “Allora, la portiamo alle Olimpiadi?”. Qualche tempo fa, dopo che per un periodo non si sono più visti, si sono incontrati. L’amico gli ha detto: “Tua figlia, quella che era brava a fare ritmica, ha poi continuato?”. Mio papà, molto orgoglioso, non ha potuto che rispondergli: “Eh sì, alle Olimpiadi c’è andata davvero e ora sta preparando la seconda!”
La storia di una ragazza normale arrivata ai vertici del Mondo. Uno sport che unisce la grazia alla fatica, una componente marcata di espressività e al tempo stesso carichi di lavoro che non tutte riescono a reggere.
A dire il vero a me non è mai pesato vivere tutti questi mesi dell’anno lontana da casa e avendo come abitazione una stanza di hotel. Tutte queste ore di allenamento quotidiane, è vero, sono pesanti, ma era il mio sogno da ragazzina e me lo sono conquistato. Sono in Nazionale dal 2014 e ormai i meccanismi li ho fatti miei, ma quando vedo le ragazze più giovani appena arrivate, capisco che soprattutto all’inizio non è facile.
Il vostro anno è scandito dal calendario delle competizioni internazionali, con il momento più importante sempre verso la fine dell’estate, per i Mondiali o – come in questo anno – i Giochi Olimpici.
Sì, ottobre, novembre e dicembre sono i mesi della creatività, quelli in cui generalmente ideiamo assieme ad Emanuela Maccarani gli esercizi che ci accompagneranno per il resto della stagione. Gennaio, febbraio, marzo sono invece i mesi un po’ più noiosi, quelli delle ripetizioni continue, per affinare ogni passaggio, quelli in cui le giornate sono tutte una uguale all’altra, dal lunedì al sabato. Poi per fortuna inizia la stagione agonistica e per noi sportivi è il momento più esaltante. Attualmente il programma internazionale prevede l’esercizio con le 5 palle e quello misto, con 3 cerchi e 4 clavette. Inutile dire che, come sempre, le nostre composizioni sono davvero competitive.
Passiamo al tema al centro della nostra campagna. Che rapporto avete voi ginnaste della Nazionale di ritmica con i social? Ti è mai successo di subire attacchi da parte di pseudo tifosi?
In generale la nostra fortuna – ma anche per certi versi sfortuna – è essere meno esposte a commenti negativi rispetto a sportivi più in vista, come calciatori, tennisti, giocatori di basket. Sono rari i commenti ostili. Purtroppo però non ne siamo neanche immuni. Ci sono state occasioni che mi hanno riguardata in prima persona. Ad esempio durante un periodo in cui mi sentivo bene in allenamento, ma in gara incappavo spesso in qualche piccolo errore. Tanti sui social hanno iniziato ad attaccarmi, a sostenere che dovessi essere sostituita, che fossi il motivo per cui la squadra non era sempre sul gradino più alto del podio. Ed erano commenti espressi in modo molto duro e negativo, che hanno rischiato di avere su di me un effetto anche a livello psicologico. Ma per fortuna, lavorando a testa bassa, ho superato quella fase, dimostrando che valevo il posto in squadra.
Ma gli attacchi talvolta riguardano anche altri aspetti…
Sì, spesso questi attacchi riguardano l’aspetto fisico, il peso. E per una ragazza della mia età o anche più giovane può essere un argomento molto delicato. Capita per vari motivi, dal ciclo, allo sviluppo, agli ormoni, di essere soggette a cambiamenti fisici e in noi, che viviamo costantemente in pedana in body, questi cambiamenti sono più evidenti o semplicemente più visibili. C’è stato un periodo in cui mi attaccavano perché dicevano che rispetto ad altre ginnaste ero troppo formosa. Io sono anche in grado di gestire un commento del genere – che per altro non è detto che risponda alla realtà – ma non è detto che tutte abbiano gli strumenti e la forza per farlo.
È semplice scrivere da un computer, dietro a nomi falsi, vomitare cattiverie senza metterci la faccia, ferire la persona. Su una ragazzina può avere un effetto fortemente nocivo.
Nel mio ambiente, anche non per forza nella ritmica di alto livello, si rischia di incappare nell’ossessione per la magrezza e a volte basta una parola o una frase velenosa a commento di una foto, per scatenare su un soggetto più debole e sensibile forme di ossessione e reazioni autodistruttive. Bisogna essere molto attenti, non sono aspetti su cui scherzare. Quando poi quella stessa persona che ti ha attaccato o preso di mira te la trovi davanti, magari non è neanche in grado di dirti che non gli è piaciuto l’esercizio che hai eseguito.
Cosa diresti a una ragazzina che dovesse trovarsi in difficoltà proprio per questi aspetti?
Cercherei di mettermi alla pari con lei. Tante ginnaste ci ritengono degli idoli, dei modelli, ma è importante raccontare loro cosa c’è dietro lo splendore di una medaglia, far capire che anche noi abbiamo vissuto momenti difficili e ci è capitato di essere attaccate gratuitamente da persone che non avevano di meglio da fare, che anche noi siamo state male.
La ginnastica ritmica è uno sport che può essere praticato in maniera individuale oppure – come nel caso della vostra specialità – in squadra. Cosa ti hanno insegnato tutti questi anni di palestra e piccoli attrezzi?
Al di là del lato tecnico, la palestra ti insegna a vivere, a stare con le persone, ma anche a stare insieme a te stessa e a rispettarti. Ogni giorno, anche arrivate a certi livelli, viviamo la continua ricerca del miglioramento e puntiamo a vincere sfide che a volte sono obiettivi concreti, come eseguire bene un lancio o una collaborazione con una compagna, a volte invece sono aspetti psicologici da affrontare.
Noi abbiamo la fortuna di essere un gruppo molto unito, dentro e fuori dalla palestra. E questo ci fa avere una marcia in più. Vedo ad esempio le ginnaste della squadra russa, sono talmente tante e il clima è talmente rigido, che non appena una di loro sbaglia viene sostituita. E questo mina la coesione del gruppo, della squadra, ma anche la sicurezza individuale. La nostra forza deriva proprio dal gruppo. Quando apro la porta della mia stanza di albergo, so che nell’altra camera c’è la mia compagna. Il giorno che entro in palestra e vedo una della mie compagne in difficoltà la guardo e capisco che solo insieme ce la possiamo fare. È ciò che ci permette di andare avanti e puntare in alto.CITAZIONEThe captain of the butterflies: the strength of each other is in the group
They call them the Butterflies, they fly up high on the carpet that knows their effort. Powerful and decisive, dynamic, expressive. Able to pull up to the last minute exercises of extreme complexity, almost indecipherable to inexperienced eyes, but so exciting to leave you breathless, moving, amaze. They are the girls of the Italian National Rhythmic Gymnastics Team, a group trained for over twenty years by Emanuela Maccarani. Alessia Maurelli, a 23 year old girl, is the captain of the team, among the Olympic hopes of Tokyo; she was born in Rivoli, in the province of Turin, but moved as a little girl to Polesine with her family. Today, in view of the five-circle dream, he trains 8 hours a day, 6 days a week, and for 11 months a year he lives in a hotel, together with his teammates. In autumn, winter and spring in Desio, north of Milan, in summer in Follonica, in Tuscany. An adolescence and youth dedicated entirely to sport, as she dreamed of as a child.
Alessia, you are very young, but you already have a great experience. You played an Olympics in Rio, with a bitter fourth place for a few thousandths and another that you will play shortly. Three golds, three silvers and two World bronzes, an infinity of international medals. How did this passion for a sport made of grace but also a lot of effort come about?
Actually my beginnings were in artistic gymnastics, where I was good but I didn't emerge. I came to the rhythmic almost by accident, when a colleague of my father one day advised him to let me try this discipline in a club in Ferrara, the Estense Putinati Gymnastics Association, very strong. I was flexible, graceful, it could have been more appropriate for me. I started and immediately fell in love with it. When he met his colleague my dad told him about my progress and the other replied: "So, will we take her to the Olympics?". Some time ago, after they didn't see each other for a period, they met. His friend said to him: "Your daughter, the one who was good at doing rhythmic gymnastics, then continued?". My dad, very proud, could only reply to him: "Oh yes, she really went to the Olympics and is now preparing the second one!"
The story of a normal girl who has reached the top of the world. A sport that combines grace with fatigue, a marked component of expressiveness and at the same time loads of work that not all of them can handle.
To tell the truth, it never bothered me to live all these months of the year away from home and having a hotel room at home. All these daily training hours, are heavy, that's true, but it was my dream as a young girl and I conquered it. I have been in the National team since 2014 and I have made the mechanisms myself, but when I see the younger girls who have just arrived, I understand that especially at the beginning it is not easy.
Your year is marked by the calendar of international competitions, with the most important moment always towards the end of summer, for the World Championships or - as in this year - the Olympic Games.
Yes, October, November and December are the months of creativity, those in which we generally conceive together with Emanuela Maccarani the exercises that will accompany us for the rest of the season. January, February, March are the somewhat more boring months, those of continuous repetitions, to refine each step, those in which all days are the same, from Monday to Saturday. Then luckily the competitive season begins and for us sportsmen it is the most exciting moment. Currently the international program provides for the exercise with 5 balls and the mixed one, with 3 hoops and 4 clubs. Needless to say, as always, our compositions are truly competitive.
Let's move on to the theme at the center of our campaign. What relationship do you gymnasts of the national rhythmic gymnastics have with social media? Have you ever experienced attacks from pseudo fans?
In general our luck - but also in some ways bad luck - is being less exposed to negative comments than more prominent sportsmen, such as footballers, tennis players, basketball players. Hostile comments are rare. Unfortunately, however, we are not immune to it either. There have been occasions that concerned me personally. For example, during a period when I felt good in training, but in the competition I often ran into some small errors. Many on social networks started attacking me, claiming that I had to be replaced, that I was the reason why the team was not always on the top of the podium. And they were comments expressed in a very harsh and negative way, which risked having an effect on me also on a psychological level. But luckily, working with my head down, I passed that phase, showing that I was worth the place in the team.
But the attacks sometimes also affect other aspects ...
Yes, often these attacks concern physical appearance, weight. And for a girl my age or even younger it can be a very delicate topic. It happens for various reasons, from the cycle, to development, to hormones, to be subject to physical changes and in us, who constantly live on the platform in body, these changes are more evident or simply more visible. There was a time when they attacked me because they said that compared to other gymnasts I was too shapely. I am also able to manage such a comment - which is not said to correspond to reality - but it is not said that all have the tools and strength to do it.
It's easy to write from a computer, behind false names, to throw up bad things without putting your face on it, to hurt the person. It can have a very harmful effect on a little girl.
In my environment, even if not necessarily in high-level rhythmics, there is the risk of running into an obsession for thinness and sometimes a poisonous word or phrase is enough to comment on a photo, to trigger forms of obsession and self-destructive reactions. You have to be very careful, they are not aspects to joke about. Then when that same person who attacked or targeted you is in front of him, maybe he is not even able to tell you that he did not like the exercise you performed.
What would you say to a little girl who would find herself in difficulty because of these aspects?
I'd try to catch up with her. Many gymnasts believe us to be idols, models, but it is important to tell them what is behind the splendor of a medal, to make it clear that we too have experienced difficult moments and we have happened to be attacked for free by people who had nothing better to do, that we too have been sick.
Rhythmic gymnastics is a sport that can be practiced individually or - as in the case of your specialty - as a team. What have all these years of gym and small equipment taught you?
Beyond the technical side, the gym teaches you to live, to be with people, but also to be with yourself and to respect yourself. Every day, even if we reach certain levels, we live the continuous search for improvement and we aim to overcome challenges that are sometimes concrete objectives, such as performing a launch well or a collaboration with a partner, sometimes instead they are psychological aspects to be addressed.
We are fortunate to be a very united group, inside and outside the gym. And this gives us an edge. For example, I see the gymnasts of the Russian team, they are so many and the climate is so rigid that as soon as one of them is wrong, it is replaced. And this undermines the cohesion of the group, the team, but also individual security. Our strength comes precisely from the group. When I open the door of my hotel room, I know that my partner is in the other room. The day I enter the gym and I see one of my companions in difficulty I look at her and I understand that only together we can do it. This is what allows us to move forward and aim high.. -
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Alessia Maurelli: Essere Forti Come Le Farfalle
Fonte
30.03.2021
Alessia Maurelli, classe 1996, è la veterana delle “Farfalle”, il soprannome che si è guadagnata la nazionale di ginnastica ritmica italiana, allenata dal 1996 da Emanuela Maccarani. Ad attendere Maurelli nella sua agenda di ginnasta c’è l’Olimpiade di Tokyo, che è la seconda Olimpiade a cui partecipa e la prima come capitana di una delle squadre più forti del Mondo.
Nel suo lungo percorso di campionessa, Maurelli ha partecipato a una edizione dei Giochi Olimpici, cinque Campionati mondiali, tre dei Campionati Europei e due Giochi Europei, oltre a essere nel Gruppo Sportivo dell’Aeronautica Militare. Nella sua disciplina, però, oltre a grazia, leggerezza e forza fisica, un tema molto importante è quello dell’energia interiore, che si traduce nel modo di affrontare la pedana e di lavorare in squadra.
Assieme a FREDDY, la nota azienda di abbigliamento sportivo, abbiamo intervistato Maurelli che è testimonial del nuovo progetto del brand dedicato al wellness, FREDDY ENERGY, un nuovo brevetto che prevede il posizionamento di alcune semisfere di alluminio lungo la linea di determinati meridiani del corpo, per attivare una specifica mappa energetica e stimolare sensazioni di leggerezza ed equilibrio fisico. E proprio della costante ricerca di equilibrio andiamo a parlare con Alessia.
Ciao Alessia, vuoi parlarci un po’ di te e del tuo lavoro di campionessa di ginnastica ritmica?
Allora, il mio lavoro di campionessa è un lavoro che mi sono creata inseguendo la mia passione fin da quando avevo nove anni (ero piccola, ma in realtà nel mio sport non era già più tanto giovane: a 21, 22 anni una ginnasta è già esperta!). Il mio lavoro richiede tanto impegno e sacrifici, fin da giovanissima: sono entrata in Nazionale a 17 anni ma già quando ero agli inizi, nella mia società di Ferrara, facevo le mie sei ore di allenamento. Uscivo da scuola, veniva la mia allenatrice direttamente a prendermi, e andavo in palestra. Studiavo la sera, facevo degli orari davvero improponibili. Poi con la convocazione in Nazionale, ho realizzato che quella sarebbe diventata la mia vita e il mio lavoro, e da lì è cominciata una bellissima avventura.
Cosa vuol dire, per te, essere la capitana delle Farfalle? Come lavori con le tue compagne e come riesci a mantenere alta l’energia della squadra?
Sono diventata capitana dopo le Olimpiadi di Rio e quindi avevo appena 20 anni e mi sono vista arrivare una nuova una scia di ginnaste molto giovani e promettenti. Assieme a Martina Centofanti abbiamo continuato il nostro percorso dopo le Olimpiadi, un po’ per rifarci del nostro quarto posto, un po’ perché sentivamo entrambe che la nostra carriera non è era finita lì.
Quindi, Emanuela Maccarani, la nostra storica allenatrice, ha convocato queste nuove ginnaste e mi ha assegnato la fascia da capitana. Devo dire che inizialmente, non mi sentivo all’altezza perché sono molto fantasiosa, mi piace stare in gruppo ma amo anche molto andare da sola, ma poi Emanuela mi ha convinta che le mie capacità erano giuste.
Quando metto insieme la squadra e raduno le ragazze prima di entrare in pedana, le mie parole riescono a caricarci per bene e quindi posso dire che capitana non ci sono nata, ma lo sono diventata grazie al mio gruppo, che è sempre stato affiatato e che ha un obiettivo comune molto forte. Abbiamo un rapporto che va oltre quello della semplice squadra (vivendo tutto l’anno in hotel, lontano da casa) e questa è stata la mia fortuna: capitanare un gruppo davvero fantastico.
Con una giornata come la vostra, scandita da allenamenti rigorosi, come si fa a mantenere l’equilibrio, sia fisico che mentale?
Non è semplice per niente, perché ci alleniamo in media dalle 8 alle 9 ore al giorno, sei giorni su sette. Siamo in dieci e viviamo lontano da lontano da casa; ogni giorno è un continuo mettersi in gioco perché di noi dieci, solo in cinque andranno alle Olimpiadi, quindi insomma, da fuori può sembrare una lotta continua ed è così, ma tra di noi non c’è mai stata rivalità: Emanuela ci ha sempre trasmesso il principio per cui l’Italia porterà le ginnaste migliori, quindi viviamo tutto con molta sorellanza.
Questo ci porta a vivere le giornate, anche molto pesanti, con una sorta di leggerezza che è indice di una passione condivisa, che ci guida e ci permette di alzarci al mattino e ripetere gli esercizi che per due minuti e mezzo devi portare in pedana perfetti. È un lavoro minuzioso e raffinato, e a volte anche noioso – per un anno e mezzo ripeti lo stesso esercizio, però…c’è una forza comune che ci permette di alzarci da guerriere.
Poi bisogna aggiungere che prepariamo un’Olimpiade e che quindi sentiamo forte un senso di responsabilità nel rappresentare la nostra Nazione. Per gestire una responsabilità del genere, ci vuole un lavoro mentale e fisico che ti permetta di reggere questa pressione.
Il tuo sport è anche una forma d’arte: in quali aspetti ti senti più sportiva e in quali artista?
Ci sono diversi aspetti: la nostra disciplina sì, racchiude sia la sportività che l’arte. I nostri esercizi sono costruiti su una musica, studiati con un body che richiama il carattere dell’esercizio, c’è insomma tutto uno studio artistico dietro ogni dettaglio – anche il colore degli attrezzi è studiato attentamente in base al contesto – e dunque si può dire davvero che è metà arte e metà sport. Non è richiesto solo sforzo fisico ma anche quell’empatia che si deve instaurare e creare con il pubblico e la giuria. Questo è un aspetto che mi affascina molto e grazie a cui riusciamo a spiccare.
Al pari della grazia e dell’estetica dei movimenti, nel tuo allenamento c’è spazio anche per un lavoro sull’energia individuale e di squadra?
Assolutamente sì. L’altro giorno hanno acceso la fiaccola olimpica e mi viene da pensare che l’energia sia un po’ così, un fuoco che va alimentato ogni giorno e che magari, quando una di noi ha una giornata no, c’è sempre la compagna che è pronta a tenere la fiamma accesa. Questa energia è un po’ così, è tenuta viva da un intero team.
Quali qualità da ginnasta credi di aver avuto innate e su quali, invece, hai dovuto lavorare?
In realtà non sono una ginnasta eccellente, non ho delle doti pazzesche. E questo è il bello, perché ho sempre lavorato sul carattere, sulla mia espressività, sul modo di affrontare le pedane. Poi ho lavorato sulle doti fisiche, migliorandole. Sono una ginnasta mediocre che è riuscita a migliorare le sue piccole qualità e con quel pizzico di personalità e perseveranza in più è riuscita ad arrivare così tanto in alto. È stata la mia testa ad aiutarmi: quando ho i momenti no, è del tutto no, ma quando invece va bene…sono una macchina da guerra, un animale da palcoscenico.
Spesso si parla dei sacrifici che le atlete devono fare per la loro carriera, ma meno spesso di come questi si possano integrare con la vita di tutti i giorni. In questo senso, sapendo di dover fare alcuni sacrifici, come sei riuscita a tenere alta la tua energia e prenderti cura di te?
Questa è una disciplina che fin da piccola ti forma con una certa disciplina: ricordo che a scuola nelle ore buche studiavo, la sera pure; non ho mai condiviso veramente la vita alle superiori con i miei compagni, ci sono diverse rinunce che specialmente nell’età adolescenziale si fanno sentire. Ma ho sempre voluto arrivare qua, e questo desiderio assieme alla disciplina, mi ha permesso di vedere queste rinunce non come un sacrificio ma come una tappa per arrivare ai traguardi che ho sognato, come le Olimpiadi.
Qual è l’abitudine che più di tutte senti che ti ricarica, quando hai bisogno di raccogliere energie o fronteggiare i momenti in cui si vuole mollare tutto (se ne hai mai avuti)?
Sicuramente la cosa che più mi aiuta (anche se tendo a fare il contrario e a isolarmi), è parlare con persone che non fanno parte di questo sport ma sono “esterne”. Mi aiutano a sdrammatizzare i miei pensieri e tornare alla realtà. Tendo a cercare conforto nelle amiche storiche o i miei genitori e mio fratello (che è un mio grande sostenitore); aiutano a farmi vedere la mia posizione da un’altra prospettiva.
Anche se è difficile rispondere in questo contesto, come ti immagini il tuo futuro?
L’obiettivo ora sono le Olimpiadi e tutte le gare che le anticipano. Qualsiasi decisione prenderò dopo Tokyo, sarà molto ponderata. Ora però non ci voglio pensare troppo. Da qui a cinque anni, mi vedo sicuramente soddisfatta del percorso fatto.. -
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Photoshoot per Freddy
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Alessia si prenderà del tempo per decidere se continuare con la squadra o ritirarsi.
Nel frattempo, scrive:
Non credo alla sfortuna degli specchi rotti, ma credo in quella della bottiglia che cade in piedi.
Non credo nelle mollette rigorosamente disposte uguali, ma credo nelle mutande da gara.
Non credo ai discorsi preparati e diplomatici prima di entrare in pedana ma nelle parole che escono dall’emozione di occhi e mani che si stringono come se non esistesse posto più sicuro di quel cerchio.
Non credo nella potenza di un inno sussurrato in maniera composta, ma in quello urlato fino a perdere la voce.
Non credo nella fortuna di una gara andata bene, ma penso che sulla pedana ci sia solo il risultato dei sacrifici e l’impegno quotidiano che hai messo per essere lì.
Non sono coincidenze ma è un disegno di qualcosa che nella sua confusione alla fine trova sempre ordine.
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Grazie a chi l’ha reso possibile, grazie alle mie guerriere alla nostra Emanuela e tutte le persone che hanno lavorato con noi.
È tempo di riposare, staccare e poi trovare nuove cose “folli” a cui credere.
Fonte. -
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... Rimane!!!
In squadra - 2022 - 2023
Edited by Elettra_dancer - 12/8/2023, 00:42. -
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Dai Mondiali
Edited by Elettra_dancer - 29/10/2023, 23:46. -
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Maurelli nominata vicepresidente della Commissione Federale Atleti (Fonte)
"Sono felicissima di poter lavorare a fianco di persone super attente e competenti per il bene di tutti i ginnasti.
Stiamo lavorando su alcuni progetti a stretto contatto con il SafeGuarding e presto vi racconterò molto di più!!
Ma per ora vi ricordo che potete contattarmi quando volete per qualsiasi cosa, che sia un suggerimento o una richiesta d’aiuto tramite la mia email 📧maurellialessia96@gmail.com ".