Maurizio MARGAGLIO (ITA)

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    Maurizio Margaglio (Milano, 16 novembre 1974) è un ex danzatore su ghiaccio italiano.
    È stato campione europeo e mondiale di danza su ghiaccio in coppia con Barbara Fusar Poli.



    Biografia



    Ha iniziato a pattinare nel 1985 e dopo poche lezioni ha iniziato con la danza sotto la guida di Roberta Conca. Nel 1990 si trasferisce ad allenarsi a Bergamo sotto la guida di Paola Mezzadri e in coppia con Claudia Frigoli, in categoria junior, per tre stagioni tentando poi il passaggio al livello senior. Nel 1994 però la coppia si scioglie e Margaglio viene abbinato a Fusar Poli, che pattinava con Alberto Reani.
    Campioni nazionali interrottamente dal 1995 al 2002, Fusar Poli e Margaglio scalarono progressivamente posizioni nelle competizioni internazionali, vincendo le prime medaglie per l'Italia nella storia della danza su ghiaccio. Nel 2000 arrivarono per la prima volta sul podio sia ai campionati europei di Vienna sia ai mondiali di Nizza. In entrambe le gare conclusero al secondo posto, dietro alla coppia francese Marina Anissina e Gwendal Peizerat.
    Nel 2001 le posizioni si invertirono. Prima agli europei di Bratislava, poi ai mondiali di Vancouver, la coppia italiana salì sul gradino più alto del podio, con i francesi al secondo posto. Il successo nella competizione iridata fu particolarmente significativo: era la prima volta che l'Italia conquistava un titolo mondiale nel pattinaggio di figura. Inoltre, la coppia vinse il Grand Prix ISU davanti ai russi Irina Lobacheva/Ilia Averbukh e ai lituani Margarita Drobiazko/Povilas Vanagas.
    I due azzurri non riuscirono a riconfermarsi l'anno successivo. Agli europei di Losanna furono secondi, ancora una volta dietro ad Anissina e Peizerat. Ai Giochi olimpici di Salt Lake City conclusero al terzo posto, bronzo, dietro anche alla coppia russa Lobacheva/Averbukh, che avevano battuto agli europei: colpa di una caduta lungo una diagonale durante il programma libero. Delusi dal risultato olimpico, si ritirarono subito dopo dalle competizioni e non parteciparono ai mondiali di Nagano in programma il mese dopo.
    Lasciate le competizioni, hanno continuato a pattinare esibendosi in spettacoli sul ghiaccio per un paio di stagioni, dopo le quali Fusar Poli si è presa una pausa per la maternità (nel 2004 è nata Giorgia).
    Nel settembre 2005 Fusar Poli e Margaglio hanno annunciato il ritorno alle competizioni in vista dei Giochi olimpici di Torino 2006. Non hanno però partecipato agli europei di Lione nel gennaio 2006, e sono rientrati alle gare ai campionati nazionali, dove hanno vinto il loro nono titolo italiano. Ai Giochi, primi dopo le danze obbligatorie, a causa di un'altra caduta, questa volta nella danza originale, sono scesi fino al settimo posto; hanno recuperato poi una posizione nella danza libera, concludendo al sesto posto.
    La coppia sportiva ha annunciato il ritiro definitivo dalle competizioni nel luglio 2006.
    Il 6 giugno 2007, ha avuto un figlio: Gabriel.
    La coppia il 1º ottobre del 2009 partecipa al videoclip del singolo Un dolce incantesimo di Dolcenera.



    Ora lavora come coach di danza e come consulente di Marina Zueva.


    Edited by *SnowQueen* - 21/6/2021, 18:15
     
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    Maurizio Margaglio: "Con lo short dance si sta perdendo l'interpretazione del carattere della danza"
    Foto: Johanna Welnicki
    di Eleonora D'Eredità & Laura Sciarrillo, pubblicato lunedì 29 aprile 2013 alle 14:55


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    Maurizio Margaglio, classe 1974, è un nome che significa molto per la storia del ghiaccio italiano: sua l'unica medaglia olimpica, (bronzo a Salt Lake City 2002) conquistata dall'Italia in una disciplina del pattinaggio di figura sul ghiaccio in coppia con la sua storica partner di danza Barbara Fusar Poli. Una leggenda italiana che, dopo il ritiro definitivo nel 2006, ha cominciato a prestare la sua esperienza al servizio delle nuove generazioni di talenti di questo sport. Da un paio d'anni Maurizio ha iniziato una proficua collaborazione con la federazione finlandese, che lo ha voluto ad Helsinki prima per collaborare con la squadra di pattinaggio sincronizzato “Rockettes”, già campionesse del mondo, poi come tecnico delle coppie di danza finlandesi. In questa lunga intervista Maurizio ci apre una finestra sulla sua nuova vita in Finlandia, sulla sua visione del pattinaggio e sulle sue prospettive future.

    Maurizio, partiamo facendo alcune considerazioni sul campionato europeo dal tuo punto di vista, quello di allenatore delle coppia di danza finlandese Karmi/Lindholm.
    "Questa coppia Si sta affacciando alle prime esperienze importanti proprio adesso, con loro ho cominciato a lavorare dall'anno scorso e sto cercando di indirizzarli verso un approccio più professionale, il che a volte in Finlandia non è facile da far comprendere agli atleti. Il vero salto di qualità lo si fa solo lavorando in modo super-professionale: non c'è nessun altro modo possibile, e a volte ho difficoltà a far capire tutto questo. Chiaramente dove non c'è tradizione, dove non ci sono altre coppie che possono fare da punto di riferimento, devi costruire da zero tutto e questa è un po' la mia missione. Direi che con questi due ragazzi stiamo migliorando e loro hanno ancora parecchi margini di miglioramento. Per noi arrivare qui e qualificarci è già un grande successo, infatti quanto abbiamo ottenuto è stato molto apprezzato anche in Finlandia, da dove mi sono subito arrivati molti complimenti anche da parte di Susanna Rahkamo, quasi come se avessimo vinto, il che fa comunque molto piacere. Questo era l'obiettivo e siamo riusciti a raggiungerlo. Poi c'è sempre l'altra coppia, Lindholm/Kanervo, i ragazzi che hanno partecipato l'anno scorso gli Europei e Mondiali per la Finlandia. Anche loro sono migliorati tantissimo nel giro di due stagioni e alla fine non sono venuti qui solo per una differenza di pochissimi centesimi di punto. Il criterio della federazione finlandese per la partecipazione agli europei,infatti, teneva conto della media dei punteggi delle ultime tre gare ed il distacco con l'altra coppia era di solo mezzo punto, per capirci. Penso che anche loro avrebbero potuto fare un'ottima figura, sono leggermente più grandi, hanno qualche anno in più ma anche loro soffrono un po' della mancanza di tradizione di questa disciplina nel loro paese, di una forte rappresentativa nazionale nella danza. Naturalmente all'assenza di tradizione si accompagna anche l'assenza di tecnici della disciplina, non c'è molta cultura della danza sul ghiaccio e su questo sto lavorando."


    Tutto il contrario se parliamo del pattinaggio sincronizzato..
    "Con il sincro la situazione è completamente diversa. I finlandesi sono riusciti a fare un ottimo lavoro negli ultimi 25 anni e chiaramente ora i frutti sono visibili a tutti poiché sono competitivi ad altissimo livello e hanno una base giovanile eccezionale. Ogni anno i club possono fare una selezione e decidere quali ragazze portare avanti o meno, e hanno una vasta scelta, c'è una forte competitività interna. Entrare in una squadra senior significa entrare tra le 20 migliori di tutto un club che magari nel corso della storia ha avuto a sua volta centinaia di pattinatori che hanno provato ad entrare in squadra; tutto ciò porta ad avere delle squadre con pattinatori di ottimi livello. Chiaramente il sincronizzato richiede un impegno diverso dalle altre discipline, e forse è proprio per questo che in Finlandia funziona così bene ed è molto amato: infatti esige sì un grande impegno quotidiano, poichè le ragazze sono sul ghiaccio tutti i giorni, oltre ad eseguire la preparazione atletica e tutto il resto, però sempre nel limiti dell' “umano”. Tutte loro sono studentesse o hanno il tempo di lavorare, e per questo è uno sport che ha trovato grande appoggio tra l'opinione pubblica e le famiglie. Come genitore posso pensare di mandare mia figlia ad un mondiale, magari può anche vincerlo ma nel frattempo può anche laurearsi, o lavorare, farsi una sua vita, eccetera. Diversamente nella danza sul ghiaccio o nell'artistico se vuoi pensare di entrare tra i migliori 20 al mondo sai di dover fare solo quello: tutto il resto è difficilissimo da portare avanti, quindi questa è una grossa differenza. Per il sincro ho iniziato a lavorare in Finlandia dopo la chiamata di Kaisa Nieminen per la squadra delle Rockettes e la loro richiesta nei miei confronti era questa: “vogliamo pattinare come nella danza su ghiaccio”. Questa era la missione, da cui poi è nato anche un po' il discorso delle coreografie dove ho cominciato a dare il mio contributo. Ovviamente Kaisa rimane la head coach ed è sempre sua la decisione finale sul dove porre gli elementi. Serve una grande competenza specifica per questo perché in qualsiasi cambio di formazione è l'allenatore che sa dove andrà a finire una linea incrociandosi con l'altra . Il mio contributo riguarda soprattutto l'idea coreografica in generale, come legare le varie parti del programma oltre a tanto lavoro sulla tecnica, ovviamente. Le Rockettes hanno avuto l'opportunità di gareggiare nei mondiali in Finlandia nel 2011 quindi durante il primo anno in cui ho collaborato con loro mi sono ritrovato a lavorare con ragazze molto esperte, perchè facevano parte della squadra per il mondiale. Nel giro di due stagioni, invece, hanno rinnovato il 70% della squadra quindi stiamo in qualche modo ricominciando a lavorare con le nuove; il livello è comunque sempre molto alto. Le Finntastic sono campionesse del mondo junior da 6 anni, sono molto forti nel ranking. Come vi dicevo loro hanno un “polmone verde” alla base del movimento, tantissimo ricambio generazionale, è tutto un altro mondo."


    Quali sono le differenze tra il coreografare per la danza sul ghiaccio e per il sincronizzato? Dove ti senti di avere più libertà, forse nella danza sul ghiaccio?
    "Sono due tipi di libertà diverse. Nella danza c'è questa storia uomo/donna che puoi portare avanti potenzialmente all'infinito, la puoi declinare in vari modi. Poi c'è il concetto del ballo, inteso nel senso stretto del termine, che dovrebbe essere importante, o almeno, noi italiani continuiamo sempre con questa filosofia del ballo, che non sempre è seguita da altri ma secondo me è molto giusta. Le coreografie per la danza in genere si basano moltissimo su questo tipo di approccio. Con un gruppo di ragazze devi fare necessariamente una cosa diversa: non c'è più l'intimità della coppia, il dimostrarsi amore o cose del genere. D'altra parte, però, c'è un amplificazione dei movimenti spettacolare per cui qualsiasi, anche piccola, idea coreografica quando applicata al movimento di un braccio, se moltiplicata per il movimento di sedici braccia diventa un passaggio straordinario; oppure anche il solo fare tutti insieme contemporaneamente un piegamento sulle gambe e poi ripartire, sono tutte cose che vengono amplificate dal numero di persone che lo eseguono. Inoltre, secondo me, con il sincronizzato c'è la bellezza di poter utilizzare delle idee astratte. Con una coppia di danza descrivere, ad esempio, un orologio..come sarebbe possibile? Con la squadra, ce la fai. Vuoi dare la sensazione di una folata di vento? Con la coppia, non è possibile, con le ragazze invece sì. Puoi fare in modo che le ragazze sembrino spostate da un refolo di vento e tu hai l'impressione che sia passata un'ondata di aria. Tutto questo apre ad una libertà creativa notevole."


    Raccontaci della tua nuova vita in Finlandia, come ti sei organizzato personalmente, come ti facilitano le strutture che sappiamo essere ottime?
    "Faccio una premessa: ho vissuto in tanti posti nella mia vita, forse non per lungo tempo ma la filosofia spicciola che posso trarre da queste esperienze è che ovunque tu vada in fondo la vita non è così tanto diversa. Alla fine la nostra vita consiste in dormire, mangiare, muoverti da un posto all'altro e lavorare. Se oltre a tutto ciò riesci ad avere anche una famiglia ed una vita sentimentale, tanto meglio, ma grossomodo questo è quanto. Perciò non posso dire che a Helsinki io faccia qualcosa di completamente diverso da quello che faccio quando sto a Milano o quando vado a stare un paio di mesi negli Stati Uniti. Spesso scherzo con i finlandesi, che mi dicono sempre “Ma come fai a stare qui, è molto buio, è molto freddo” ed io rispondo dicendo che non hanno mica il copyright su certe cose! Le giornate corte, l'inverno freddo ci sono anche da noi: ho vissuto quattro anni tra Milano e la Val Gardena e in Val Gardena si arriva a -20°, con la neve per sei mesi già ad Ottobre. La grande differenza per me in questo momento sta nel vivere in centro ad Helsinki che è sì una capitale ma con una dimensione, se vogliamo, più umana. Mi posso spostare ovunque in 20- 25 minuti. C'è un organizzazione nella città tale che puoi trovare facilmente tutto, dagli uffici pubblici ai ristoranti a qualsiasi altra cosa ti serva. Certo che vivere in una “metropoli” come Milano o qualsiasi altra metropoli ancora più grande pone altri tipi di problemi: a Milano, ad esempio, lo spostamento in macchina è terribile. A Helsinki non hai questo tipo di problema. Poi ci sono tante altre differenze, chiaramente siamo due popoli che vedono le cose in modo molto diverso ma anche noi cerchiamo un po' di adattarci e capire la loro mentalità e piano piano ci stiamo trovando a nostro agio. Ma alla fine la giornata consiste in: svegliarsi, prepararsi, portare i bambini a scuola, andare a lavorare e tornare a casa la sera cercando un minimo di tranquillità, che è chiaramente impossibile fino alle 9. Una volta mandati a letto tutti, ho la mia ora a disposizione durante la quale riesco a vedere il telegiornale, visto che siamo un'ora avanti rispetto all'Italia. La grande differenza nel vivere all'estero adesso rispetto a 15, 20 anni fa è che oggigiorno, volendo, si può mantenere un contatto completo con l'Italia grazie alla televisione satellitare ma soprattutto grazie a Internet, dove posso scaricare tutti i giornali che desidero e tenermi costantemente aggiornato."


    Torniamo alla danza: si parla già moltissimo della scelta del pattern per la Short Dance del prossimo anno, ovvero il Finnstep. E' stata una scelta discussa, c'è chi non condivide la selezione di una danza così relativamente nuova per una stagione cruciale, ovvero quella olimpica; c'è chi dice che non si troverà a suo agio. Tu cosa ne pensi?
    "Penso che per qualsiasi ballo si scelga si avrà sempre sia del consenso che del disaccordo. Personalmente la vedo semplicemente come una scelta per un ballo obbligatorio Senior che viene introdotto nella Short Dance; se avessero messo il Tango Romantica ne sarei stato felice, se avessero messo il Ravensburger ne sarei stato felice, ma poi comunque qualcuno avrebbe detto che sarebbe stato ripetitivo. Non vedo il problema, piuttosto penserei a quanto sia opportuno prendere i nostri vecchi obbligatori per inserirli nella Short Dance, snaturandoli, ma questo discorso non si applica solo al Finnstep, è un discorso generale. Anzi, direi che tra tutti i balli il Finnstep è tra quelli che più si rifà alla tradizione del ballo da sala, alla vera natura del ballo. Piuttosto mi piacerebbe vedere adeguatamente premiato proprio questo aspetto, quello dell'interpretazione della danza, non solo l'aspetto riguardante la perfezione dei fili perché sono convinto che alla fine chi vince in questa disciplina debba saper ballare. Questo è proprio alla base della mia mentalità e su ciò non transigo, altrimenti si chiamerebbe “tecnica sul ghiaccio”. Non penso neanche che importare il giudizio della danza sportiva ci possa aiutare in questo senso. Io ho lavorato tanto con i ballerini da sala, persone straordinarie, campioni del mondo ma era difficile per loro capire le nostre esigenze, difficile interpretare quello che noi poi andiamo a fare sul ghiaccio. Quando io e Barbara lavoravamo con loro, infatti, quello che gli chiedevamo sempre era solo di mostrarci cosa sapevano fare; poi noi avremmo trovato il modo di “tradurlo” sul ghiaccio. Perciò, banalmente, quando vai a fare un Quickstep od uno Slow Fox il ballerino da sala vuole vedere come lavori con il tacco-punta. Ma sul ghiaccio non hai niente del genere, hai una lama fissa, quello che facciamo è quasi un saltino per dare solo l'idea di quel movimento. Noi danzatori sul ghiaccio non possiamo sempre lavorare sulle punte, altrimenti continuiamo a fermarci invece che pattinare. Un altro esempio è la stessa “hold” nella posizione del braccio che può essere diversa nel ballo da sala e nella danza sul ghiaccio: noi dobbiamo rispettare alcuni requisiti stabiliti dal regolamento tecnico ma un ballerino da sala avrebbe molto da ridire sulla stessa posizione, ciononostante questo è “tollerato” sul ghiaccio, in quanto chiaramente girare con la propria partner su una pista da ballo piuttosto che su una di ghiaccio dove vai a 20, 30 all'ora è decisamente diverso. Quello che invece credo sia importante è dare una certa “educazione” alla danza, sia a livello dei pattinatori che degli allenatori e dei giudici, di tutti. Lo specialist dovrebbe guardare ai passi ed i giudici dovrebbero guardare alla danza: questo spesso mi sembra dimenticato."


    Ci sembra di capire che anche da parte di molti pattinatori ci sia un po' di avversione verso questa nuova soluzione della Short Dance. Alcuni sottolineano come sia difficile integrare le parti di danza obbligatoria nel programma senza perdere una certa continuità. Cosa ne pensi?
    "Non posso dire di essere totalmente “contro” la Short Dance. Penso che sia giusto il concetto di avere un programma corto ed un programma lungo, difficile fare proposte alternative, serve un ampio consenso ed arrivare a questa soluzione è stato già un percorso molto faticoso. Come tutte le cose nuove, penso sia migliorabile. Mi ripeto, a me piacerebbe vedere maggiormente interpretato il carattere della danza, così come facevamo negli obbligatori e nell'original, per poi nel libero avere appunto la libertà di ricoprire nuovi ruoli. Negli obbligatori era importantissimo eseguire correttamente i passi in modo scivolato e allo stesso tempo mostrare lo spirito della danza interpretata, far capire che si sta danzando un valzer piuttosto che un tango. E' una capacità che si sta un po' perdendo."


    Susanna Rahkamo è la presidentessa della federazione finlandese ed è stata recentemente nominata vice presidentessa del comitato olimpico finlandese. Come ti trovi a lavorare con lei?
    "Di Susanna ho molta stima e ci lega una grande amicizia. Il suo ultimo europeo (in coppia con Kokko, ndr) nel 1995 era il primo europeo per me e Barbara, quindi ci hanno un po' “adottato”, il che mi aveva fatto immenso piacere. Per me erano degli idoli già da qualche anno, incontrarli e diventarne amici fu speciale. E' stata lei a chiamarmi in Finlandia, a mettermi in contatto con Kaisa Nieminen e a propormi questo progetto della danza sul ghiaccio: per me lavorare con un presidente di federazione che viene dalla mia stessa disciplina è importantissimo e mi regala grandi soddisfazioni. Non siamo sempre d'accordo su tutto ma sappiamo entrambi dove vogliamo arrivare e conosciamo le dinamiche per raggiungere questo obiettivo: è una collaborazione molto costruttiva e anche per questo mi trovo decisamente bene a lavorare con lei. La Federazione finlandese è strutturata in modo molto snello, ci lavorano poche persone che vengono dal mondo del ghiaccio, la vedo come una federazione molto vicina agli sportivi. La Finlandia in fin dei conti è un paese piccolo, le richieste che noi esprimiamo raggiungono in poche ore il comitato olimpico quindi si può avere un contatto più diretto e maggiore velocità decisionale."


    La stessa Rahkamo ha accennato al fatto che vorrebbe dare più importanza al Finlandia Trophy, si parla anche del fatto di farne una tappa di Gran Prix in futuro.
    "Sì, c'è un grosso progetto per quanto riguarda il Finlandia Trophy, Prima di tutto bisogna sottolineare che loro hanno un contratto con la Barona Areena di 4 anni. La struttura è anche sponsor della nazionale e ciò garantisce loro la certezza della venue, il che è molto molto importante in ottica Gran Prix. Chiaramente ci sono dei costi molti alti da sostenere per quel tipo di gara perciò sono ancora nella fase della ricerca di sponsor, che in parte hanno già ma ne servono ancora. L'idea in effetti è, in un futuro ancora imprecisato, di proporla o come tappa di Gran Prix vera e propria o come tappa da alternare ad un'altra, forse quella francese."


    Per concludere vorremmo saperne di più sui tuoi progetti per il futuro.
    "Per ora guardo a Sochi come obiettivo primario; come stabilito all'inizio di questa collaborazione, tutti gli sforzi che facciamo al momento convergono nell'ottica di una qualificazione olimpica. D'altra parte c'è il discorso della danza nei settori giovanili che stanno cominciando a sbocciare, abbiamo fatto un podio internazionale a Riga con i Basic Novice recentemente, il che ha rappresentato, nel suo piccolo, un traguardo importante. Si tratta di un tipo di lavoro più lungo, più importante, se vogliamo più difficile. La mia speranza è quella di poter aiutare giovani allenatori finlandesi ad avvicinarsi alla danza sul ghiaccio, a considerare di intraprendere questo sport anche ai fini di una vera e propria carriera, possibilmente facendo cominciare l'esercizio di questa disciplina già tra gli 8 e 10 anni. Questa è l'età giusta, quella in cui puoi apprendere molto bene le basi che ti terrai per tutta la vita: i senior che seguo adesso hanno cominciato con la danza solo intorno ai 18 anni, perciò è molto complicato per loro. E' un progetto che, per essere pienamente realizzato, può vedere la luce nell'arco di una ventina di anni, serve tempo per raccoglierne i frutti. Al momento non mi pongo il problema di quanto rimarrò, so che da parte del comitato olimpico c'è una grande disponibilità ma ne riparleremo dopo Sochi, credo."


    Com'è noto, però, le tue collaborazioni hanno luogo anche fuori dalla Finlandia.
    "Certamente. La mia collaborazione con Marina Zueva è la più bella che mi potesse capitare, in questo momento c'è grande sintonia tra la federazione finlandese, quella americana e quella canadese e questo facilita le cose. Perciò, finché sarà possibile, continueremo su questa strada."
     
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    Intervista di art on ice


    Maurizio Margaglio: soddisfatto per il presente, in futuro, chissà, potrei anche tornare in Italia

    Sembra trascorso un istante dal ritiro dalle competizioni avvenuto dopo le Olimpiadi di Torino 2006, tanto le immagini sono ancora vivide nella nostra memoria: Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio al “kiss and cry”, dopo aver pattinato il programma dell’addio: il Principe d’Egitto a quelle Olimpiadi che avevano voluto disputare con tutte le loro forze nella loro Italia
    Da allora, i signori della danza hanno intrapreso strade parallele, hanno deciso di allenare, di preparare le coppie del futuro, Barbara all’Agorà di Milano e a Novi accanto ad Igor Shpilband, Maurizio in Finlandia e a Canton a fianco di Marina Zueva.

    Incontriamo Maurizio Margaglio, in occasione del Music on ice 2014, a poche settimane dalle Olimpiadi di Sochi, alle quali, secondo indiscrezioni, non ancora confermate, potrebbe prendere parte come terzo allenatore degli Stati Uniti.

    Maurizio, innanzitutto, vorrei parlare con te dell’esperienza in Finlandia. Come sta evolvendo la danza in questo Paese? Come state affrontando la “crisi” nel singolo?

    In Finlandia mi sono trovato bene, fin dall’inizio, fin da quando ho deciso di accettare la proposta che mi era stata fatta e di trasferirmi, lasciando l’Italia. E’ un ambiente in cui mi trovo a mio agio e in cui riesco a lavorare con grande libertà. Attualmente, mi occupo, in particolare, della danza. L’obiettivo è di far crescere nuove coppie e di contribuire a migliorare il livello dei ragazzi. Sto seguendo Henna Lindholm e Ossi Kanervo, ma anche tanti giovani promettenti nella categoria junior. Per quanto riguarda il singolo, sicuramente, dopo il ritiro della Lepisto si sta vivendo un periodo di transizione, ma Kiira Korpi si sta allenando e vuole continuare a gareggiare.

    Passiamo alla tua esperienza negli Stati Uniti con Marina Zueva. Siamo abituati a vedere Marina ai “kiss and cry” o a bordo pista con gli atleti, ad ammirarne il talento attraverso le coppie che ha plasmato, primi fra tutti Davis/White e Virtue/Moir. Ma a te chiedo: com’è la Zueva? Raccontaci qualcosa di lei…

    Vuoi che ti descriva Marina… Partiamo dal fatto che lei è, innanzitutto, un’artista e come tutti i grandi artisti ha tantissimi pregi e qualche difetto. E’ una persona stupenda, con la quale è bello lavorare e posso dirti che mi trovo benissimo ad allenare al suo fianco. Con il tempo, ha imparato ad essere meno individualista e a condividere idee, opinioni con tutto il team, a fare gioco di squadra. In passato, si apriva meno, tendeva a decidere da sola, o, comunque, trovava più difficile rapportarsi con altri allenatori. Ora è più aperta e lei stessa ammette che le piace questo nuovo modo di lavorare.

    Pur premettendo che Tessa Virtue e Scott Moir e Merryl Davis e Charlie White sono due coppie giovani anagraficamente, state lavorando con atleti promettenti nella categoria junior? Avremo i Davis/White e i Virtue/Moir del futuro o sono irripetibili?

    In Italia, in Europa, in generale, si è sempre pensato ai pattinatori del futuro… prima ci sono stati Fusar Poli-Margaglio, poi Faiella/Scali, adesso Cappellini/Lanotte… un susseguirsi di coppie dettato dall’età, dall’esperienza, dalla maturazione. Negli Stati Uniti il concetto è completamente diverso, come, del resto in Canada. Ci sono ottimi atleti che, magari, non si sono ancora messi in evidenza perché non hanno trovato il partner giusto, pattinatori che decidono di cambiare compagno o compagna a seconda delle proprie caratteristiche. Gli atleti sono tanti, hanno grandi possibilità di allenarsi e crescere e c’è un ricambio incredibile. Quando un Paese può fornire ai suoi atleti molte piste e molte ore libere durante le quali allenarsi si crea l’ambiente ottimale per formare pattinatori. Sicuramente, oltre a quelle che hai citato, stiamo seguendo con molta attenzione i fratelli Shibutani che sono giovanissimi. Ma naturalmente le sorprese possono essere dietro l’angolo e, magari, tra una stagione potrai assistere alla nascita e all’affermazione di nuove coppie.

    Paola Mezzadri, nonostante abbia annunciato il suo ritiro a fine stagione, sta continuando il suo ottimo lavoro al Forum di Assago, Barbara Fusar Poli si sta dividendo tra l’Agorà e Novi, e, quest’anno, alle sue coppie che si allenano a Milano si sono uniti anche i francesi Carron/Jones. Pensi che l’Italia sia finalmente pronta per creare un polo della danza sul ghiaccio e non lasciare che allenatori e pattinatori se ne vadano all’estero?
    Penso che l’Italia, negli ultimi 20 anni, abbia dimostrato di poter formare talenti e non parlo soltanto degli atleti della danza sul ghiaccio o dell’artistico, ma mi riferisco anche ad allenatori e coreografi, come Paola Mezzadri, Barbara Fusar Poli, Pasquale Camerlengo, Massimo Scali… Il fatto che molti debbano lasciare il nostro Paese per lavorare all’estero è dettato da tanti fattori: i pochi impianti, la scarsità di ore che devono essere divise tra le diverse discipline, proposte economiche, ma anche la possibilità di allenare con condizioni totalmente diverse, per esempio, senza dover dividere il ghiaccio con altri sport, ma potendo contare su un numero incredibile di impianti, dove la preparazione degli atleti può essere eseguita con calma, con serenità, senza l’ansia di dover interrompere. Dicendoti questo, non voglio assolutamente escludere la possibilità di creare un polo della danza o del pattinaggio in generale in Italia, anzi. Era stato un progetto di cui si era discusso a livello di CONI in passato. Potrebbe essere ripreso. Pensa all’esperienza bella e vincente di Oberstdorf… è un piccolo centro che ha creato e crea grandi pattinatori.

    Maurizio, pensi che potremo vederti tornare in Italia?

    Perché no? Ho scelto di trasferirmi perché mi avevano fatto offerte importanti e prestigiose, ma questo non significa che, in futuro, io non possa decidere, se ci saranno le condizioni, di tornare in Italia. Sono soddisfatto delle mie scelte perché tutte le esperienze fanno crescere, ti maturano, ti aiutano ad acquisire un bagaglio importante. Difficile dire che cosa farò nei prossimi anni. Se mi verranno sottoposti nuovi progetti, se mi verranno fatte altre proposte, valuterò e deciderò. Pensa a Fassi: è rimasto 40 anni negli Stati Uniti e, poi, ha voluto ritornare in Italia. Chissà: potrà accadere anche a me.

    Due coppie che lavorano con te e Marina sono le favorite per la medaglia d’oro nella danza alle Olimpiadi di Sochi, quindi, per correttezza, non ti chiedo di fare un pronostico sul podio olimpico della danza. Invece, vorrei sapere se c’è qualche coppia che ti ha colpito particolarmente nell’ultima stagione e che potrà mettersi in evidenza a Sochi…

    L’Olimpiade è una gara estremamente complicata per tutti, ma ancora di più per i favoriti. E’ una gara ambita, la più desiderata da un atleta. Le coppie cercano di dare il cento per cento, tutti pattinano al massimo delle loro possibilità. Posso dirti che, a mio parere, le prime sei, sette coppie che si classificheranno nella danza, sono quelle del ranking mondiale… e, con questa affermazione, in fondo, ti ho dato anche il pronostico che non mi hai chiesto… Le sorprese ci potranno essere, ma dall’8° posto in giù. Non prevedo grandi scossoni nelle prime posizioni.

    L’Italia sarà rappresentata alle Olimpiadi da due coppie… Anna Cappellini e Luca Lanotte e, dopo che Charlène ha superato gli ostacoli burocratici, ottenendo la cittadinanza italiana, da Guignard/Fabbri… Una tua opinione sugli azzurri della danza, ma anche su Kostner e Marchei, su Berton/Hotarek e Della Monica/Guarise, su Parkinson (sempre che venga confermato il suo nome). Dove può arrivare questa Italia?

    Penso, innanzitutto, che con questa formazione l’Italia potrà rivelarsi interessante nella nuova prova a squadre. Questa potrà essere un’ottima occasione per mettersi in evidenza, soprattutto con la danza, l’artistico a coppie e il singolo femminile. Il team event è sicuramente da seguire con attenzione. Per quanto riguarda le prove individuali metteremo in campo gli atleti più forti nel singolo femminile con Carolina Kostner, nella danza con Anna Cappellini e Luca Lanotte, nelle coppie di artistico con Stefania Berton e Ondrej Hotarek. Ho la convinzione che i nostri azzurri possano raggiungere ottimi piazzamenti. Li ho trovati tutti molto maturati, soprattutto Anna e Luca, Marco e Charlène e Stefania e Ondrej. Posso aggiungere che da italiano sarei molto orgoglioso se qualcuno arrivasse a vincere una medaglia…

    Doverosa una domanda finale sul nostro padrone di casa che ha ospitato la nostra intervista, Larent Tobel, e sul suo spettacolo che è diventato per te un appuntamento fisso. Com’è lavorare con Tobel?

    Bellissimo, stupendo, un’esperienza unica. Rispetto alle prime edizioni di Music on ice quando dovevamo confrontarci, c’è stata un’evoluzione incredibile del nostro rapporto. Ci capiamo al volo. Non c’è quasi bisogno di parlare. Appena Laurent ha il tema mi chiama ed è come se lo spettacolo ci scorresse davanti agli occhi. Con lui tutto diventa facile, persino improvvisare come, spesso, ci accade di fare quando ci troviamo sul ghiaccio. Riesce a rendere ogni serata speciale e diversa al tempo stesso e gli spettatori se ne rendono conto.

    Barbara Castellaro
     
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    Una bellissima foto ricordo scattata agli Europei 2023.
    Fusar Poli e Margaglio hanno portato sul podio una coppia di danza a testa :wub:
    lei con gli amatissimi Guignard Fabbri per l'Italia che da un quadriennio sono in testa alle classifiche, e lui i bellissimi finlandesi Turkkila e Versluis che iniziano solo adesso un viaggio tra le medaglie.

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